La guerra è sporca. Sempre lo è stata e probabilmente sempre lo sarà. Di metodi per vincerla nella storia ne troviamo a bizzeffe e quello che vi racconteremo oggi è particolarmente crudo. Stiamo parlando dell’allargamento ad ovest dei coloni americani a scapito degli Indiani, in particolare dei Sioux, e dello sterminio dei bisonti americani.
Nel 1868 ci fu un trattato tra coloni e Sioux, il trattato di Fort Laramie. La clausola principe di questo accordo era la seguente: “Fino a quando il bisonte vivrà, questa terra apparterrà ai Sioux“. Le grandi distese di terra, una sorta di verde a perdita d’occhio, avevano moltissime macchie scure: i cosiddetti “Buffalos” erano, all’inizio dell’800, circa 70 milioni.
Ma perché in una guerra, un animale seppur grosso come il bisonte americano, ebbe tanta importanza? La risposta va cercata nel popolo che lo cacciava e per cui rappresentava la fonte principale di sostentamento: i Sioux appunto. I coloni, consci dell’importanza che i Buffalos avevano per gli Indiani, decisero di cacciarli per fiaccare il morale e le energie dei loro avversari.
Iniziò un vero e proprio sterminio indiscriminato. I numeri sono da capogiro, a dir poco spaventosi! Dei 70 milioni di esemplari di inizio ‘800, nel corso di 50 anni ne rimasero la metà. Nel giro di altri 30 anni, negli anni ’80 del XIX secolo, 300 esemplari erano rimasti in vita. L’unica speranza di tenere viva la specie era nelle mani di questi superstiti.
Le ossa dei milioni di esemplari uccisi erano poi sfruttate per creare fertilizzanti, colla o coloranti, se non nella raffinazione dello zucchero. Ma soprattutto la loro morte non fu totalmente vana. La clausola del trattato di Fort Laramie era rispettata. Le grandi steppe fra USA e Canada non appartenevano più ai bisonti e dunque nemmeno ai Sioux.
La sporca guerra aveva un vincitore, ma due sconfitti: I Sioux e la razza umana. I primi persero i loro territori, i secondi dimostrano ancora tutta la loro brutalità ed egoismo, rischiando di far estinguere un’intera razza animale per conquistare delle terre. Per fortuna dai 300 superstiti si arriva oggi a contare di nuovo qualche decina di migliaia di capi, nella speranza che qualche altra guerra o trattato non rovini di nuovo tutto.