Oggi vi racconteremo l’ennesima storia bizzarra che riguarda l’antichità. Siamo un po’ lontani da casa, ci troviamo in Ecuador. Qui, il 5 agosto del 1949, un potente terremoto colpì e distrusse in parte la città di Guano. Fu proprio il terremoto a riportare alla luce Fray, la mummia di Guano, conservata, pensate un po’, in un barattolo.
La calamità naturale fu disastrosa per l’antica chiesa dell’Asunción de Guano, causando crepe e crolli. Da una delle crepe emerse la storia di Fray, un francescano del XV secolo. Questo monaco, oltre a diffondere la religione cristiana, fece molte altre cose buone nell’area circostante, e tutti pare lo ammirassero.
Fray Lázaro de Santofimia, inviato dalla Spagna, cominciò infatti subito a diffondere aiuti alle popolazioni ecuadoregne più indigenti e bisognose. Elargiva cibo ai locali e alle tribù indigene che vivevano vicino all’antica città di Guano. Tutti pare lo conoscessero e soprattutto ne avevano grande considerazione dato il bene che faceva.
Proprio tali motivi lo portarono ad essere trattato bene tanto in vita quanto in morte. Quando infatti il monaco Fray morì non ebbe una sepoltura classica. Innanzitutto il luogo di sepoltura fu la chiesa succitata, non una normale buca nel terreno. Il missionario rimaneva in mezzo alla gente che tanto aiutò ed amò.
Ma arriviamo ora all’elemento più bizzarro. Il “contenitore” in cui venne seppellito era infatti chiamato “Cantaro” nella lingua locale. Si trattava di una giara gigante, ma, non avendo esempi simili come termini di paragone, questa tecnica di sepoltura rimane un mistero. Ad avvolgerlo nel barattolo c’era anche una polverina bianca che i locali chiama “cal“. Proprio questa pare sia l’artefice della conservazione del corpo fino ai giorni nostri. Ad avvolgerlo nel mistero invece c’era anche un topolino, seppellito, nessuno sa per quale motivo, insieme al nostro monaco.
Dunque la sepoltura del nostro caro Fray rimane un mistero. Una tecnica bizzarra, ma a quanto pare efficace, lo ha portato fino ai giorni nostri e ciò ci racconta che fece molto bene in vita e che molto bene gli vollero gli ecuadoregni anche dopo la morte. Una bella storia con un giusto pizzico di bizzarria.