Inimmaginabile, per quella che è la nostra odierna visione della società, pensare al caso di Edgardo Mortara come un avvenimento plausibile, logico, addirittura legalmente difendibile. Eppure il dolore che la famiglia Mortara, di confessione ebraica in una cattolica ed inquisitoria Bologna di metà ‘800, fu dannatamente vero, persistente, a tratti beffardo. Oggi vi racconteremo una storia triste, che vide come protagonista Papa Pio IX e la sua ferma osservazione di alcuni discutibili precetti giuridici della Chiesa.
Dando un’occhiata all’introduzione, qualcuno potrebbe chiedersi: “perché mai il Papa avrebbe interesse nel prelevare un bambino di fede ebraica e allontanarlo dalla famiglia?” – la domanda ha più che senso. Ebbene, tutto si risolve nell’atto del battesimo. La balia (cattolica) della famiglia Mortara nel 1851, temendo che il piccolo Edgardo, malato di Neurite, potesse spirare senza ricevere battesimo, decise di amministrare il battesimo. Sì, il regolamento canonico prevedeva una cosa del genere…
La cosa rimase segreta fino a quando il piccolo Edgardo raggiunse i 6 anni di età. Per una fuga d’informazioni, l’inquisitore di Bologna Padre Feletti dispose il rapimento del ragazzino, con il benestare del Papa. E tutto – ci teniamo a ripeterlo – era previsto dal Corpus Iuris canonico, il quale riferiva come un cristiano non poteva crescere in una famiglia d’ebrei. Una giustificazione più che valida per mandare la gendarmeria pontificia a casa Mortara e strappare il figlioletto di soli 6 anni.
Edgardo iniziò la sua vita romana, crescendo nell’insegnamento del vangelo neotestamentario. I genitori, pur di continuare a vedere il loro piccolo, tra il 1857 e il 1858, si indebitarono per coprire le spese di viaggio da e per Roma. Pio IX considerò a lungo quel bambino il suo personale figlio, portandoselo dietro durante eventi pubblici e non. Poco importava che il caso avesse avuto risonanza internazionale, con chiunque (anche la cattolicissima casa d’Asburgo) in vena di fare pressioni al Vaticano affinché quella storia cessasse. Ma Pio IX non volle sentire ragioni.
Sotto l’ala protettrice del Papa il giovane Edgardo cambiò anche nome, chiamandosi Pio Maria. Prese i voti e divenne sacerdote, restando per sempre devoto al padre che in tenera età l’aveva accolto. Viaggiò per molto per convertire quante più persone al Cristianesimo: ironia della sorte. La sua reale famiglia? Con essa il fu Edgardo recise quasi completamente ogni rapporto, perché non la considerava tale. Ritiratosi in preghiera nel monastero di Bouhay, si spense nel 1940. Ma vogliamo lasciarvi con una chicca finale, che secondo noi riassume il senso beffardo di un’assurda vicenda, senz’altro figlia del proprio tempo.
In realtà la famiglia Mortara presentò in quel di San Pietro una validissima documentazione per permettere il rilascio del bambino. Essi si rifacevano allo stesso precetto che, almeno sulla carta, tratteneva Edgardo a Roma. Eppure c’era un evidente cavillo legale che rendeva illecita l’operazione dello Stato Papale perché non era consentito il battesimo ai bambini al di sotto dei 7 anni. Ma anche qui, l’appello decadde nell’oblio del silenzio.