A largo della piccola isoletta vulcanica della Capraia, nella porzione di mare che condivide con la Corsica, è avvenuto un importantissimo ritrovamento. A 350 metri di profondità infatti giacevano, in attesa di rivedere la luce del sole, splendidi reperti in vetro di oltre 2.000 anni fa, affondati insieme all’imbarcazione che li trasportava.
Il Mar Mediterraneo continua dunque a regalare splendidi reperti, conservati gelosamente sul suo fondale. In questo caso ci si era accorti della presenza della nave già qualche anno fa. In quell’occasione fu impossibile però tentare un recupero e si lavorò per trovare un metodo efficace di recupero dell’imbarcazione e del suo contenuto.
Si ipotizza che quest’ultima provenisse dal Medio Oriente, più precisamente dal Libano o dalla Siria. E altrettanto probabilmente navigava alla volta della Provenza e dei suoi ricchi porti. I reperti ritrovati sarebbero in seguito stati immessi nel mercato per la porzione di popolazione più ricca.
La nave risale infatti al I secolo d.C. circa, oltre 2.000 anni fa, ed i pezzi di tale pregio giravano solo fra le mani dei più abbienti. Si tratta infatti sia di blocchi soffiati che di pezzi ancora grezzi e da lavorare e modellare.
Per quanto riguarda il recupero dal fondo del mare, non bastò la bravura umana. Ci si servì anche di due robot archeo-subacquei di ultimissima generazione. Questi classificarono i pezzi e contribuirono fortemente al loro recupero. Inoltre la spedizione è frutto della collaborazione del Département des Recherches Archéologiques subaquatiques et sous-marine con l’archeologa Souen Fontaine, specializzata in vetri antichi.
Dunque il giusto equilibrio fra bravura umana e aiuto tecnologico ci regala degli splendidi reperti antichi tutti da analizzare e studiare. Con la speranza che tale tipo di tecnologia aiuti anche in futuro e contribuisca a diffondere sempre di più la storia e approfondire la conoscenza che di essa abbiamo.