Credere ad una maledizione è un’azione dal carattere estremamente soggettivo. Si può pensare che ci sia di mezzo lo zampino della sfortuna, che il fato si sia accanito contro qualcosa o qualcuno, ma anche come in fin dei conti, le cose seguano un proprio corso naturale fatto di azioni e reazioni. Prospettive diverse, che non possono cancellare il dato di fatto avvenuto, concreto. Questo è il caso della nave São Paulo.
Progettata nel 1910 sul modello dreadnought, perciò come moderna nave da battaglia nei primi decenni del XX secolo, la São Paulo servì per la marina militare brasiliana. Il verbo “servire” forse è esagerato, visto che non furono molte le occasioni in cui poté mostrare il potenziale di combattimento di cui disponeva. Mettiamola così: la corazzata monocalibro ebbe a che fare con diversi episodi di ammutinamento, episodi che ne macchiarono la fama.
Gli anni trascorsero e la tecnologia navale avanzò, lasciando indietro la São Paulo. Questa, giudicata troppo lenta per partecipare ad operazioni belliche, fu impiegata a protezione del porto brasiliano di Recife (fino al 1946). Dopo la guerra, il governo se ne volle liberare e, tempo zero, la vendette come rottame ad alcuni cantieri scozzesi. L’unica clausola in grado di giustificare il prezzo stracciato fu che due rimorchiatori sarebbero dovuti partire dall’Europa per prenderla in carico in Sudamerica salvo tornare nel Vecchio Continente.
Nel settembre del 1951 i rimorchiatori presero in consegna la nave nel porto di Rio de Janeiro e iniziarono il lungo viaggio per l’Atlantico. Lungo sì, ma anche estremamente faticoso. All’altezza delle Azzorre, quindi in territorio sotto giurisdizione portoghese, una tempesta si abbatté sul convoglio, costringendo i rimorchiatori ad allontanarsi dalla nave carico per non affondare. L’avrebbero ripresa il giorno dopo, col favore di acque più calme…
In tutto questo abbiamo omesso due particolari non secondari: il primo riguarda il fatto che la São Paulo avesse un equipaggio limitato ad 8 uomini, necessari per coordinare i movimenti con i rimorchiatori. Il secondo punto vede il cantiere navale di Rio letteralmente saccheggiare la nave per reperire materiale utile ad armare altre imbarcazioni. Insomma, la São Paulo affrontò questo viaggio della speranza sprovvista delle giuste parti per sopravvivere ad una tempesta forza 12. E infatti la nave il giorno dopo scomparve.
Partirono le ricerche, si lavorò instancabilmente per ritrovare l’ex corazzata della marina brasiliana, ma nulla. Si andò in tribunale, a Londra, per giudicare gli errori commessi, che avevano causato la misteriosa scomparsa di 8 uomini. La notizia divenne mediaticamente popolare, tutti ne parlarono per settimane. Eppure il mistero della São Paulo è ancora oggi irrisolto. Chiamatela maledizione, se volete.