Per “fanatismo e sedizione” conobbero la morte, fortemente voluta dal terrore rivoluzionario che da diversi mesi ormai spadroneggiava a Parigi e in Francia e che non risparmiava neppure chi, come le 16 monache carmelitane, aveva condotto una vita austera e pacata, caratterizzata soprattutto dalla preghiera. Il 17 luglio 1794 andò in scena il tristemente noto martirio di Compiègne, ma per comprenderlo a pieno dobbiamo fare qualche passo addietro, toccando un po’ i tasti della leggenda, un po’ quelli della realtà storica.
Quello del martirio nel monastero di Compiègne era un chiodo fisso già da un secolo. Una carmelitana durante la fine del XVII secolo predisse il tutto, stabilendo la profezia, la quale conobbe seguito fino agli anni della Rivoluzione. Non è difficile far combaciare la visione profetica con i decreti dell’Assemblea Nazionale prima, Costituente e Legislativa poi. Già nel novembre del 1789 le autorità da poco costituitesi confiscarono tutti i beni del clero. Da questo momento, fino al 1792, le misure saranno sempre più drastiche.
L’ultimo decreto, del 14 settembre 1792, ordinava la rinuncia alla vita religiosa per qualunque rappresentate del clero e il ritorno alla vita civile. Nel frattempo la Madre Priora del già citato monastero di Compiègne avanzò una forte proposta alle sue 15 carmelitane. Offrirsi in martirio per placare l’ira di Dio che si stava abbattendo sulla Francia negli ultimi anni del secolo. Tutte (o quasi) alla fine si convinsero della necessità dell’atto e seguirono la via del paventato “olocausto”.
Così il Carmelo dell’Annunciazione, nei pressi del palazzo reale situato nell’Alta Francia, salutò le 16 donne. Queste nel giugno del 1794 conobbero l’arresto. Sebbene il periodo della “scristianizzazione” più violenta fosse trascorso da mesi, durante gli stessi giorni una cinquantina tra sacerdoti, monaci e suore andarono incontro al triste destino, terribilmente espresso dalla ghigliottina.
L’arma della Rivoluzione attese le sedici carmelitane il 17 luglio, dopo un velocissimo e sommario processo. Come nemiche dello Stato salirono una ad una sul patibolo, in veste bianca, chiedendo prima il “permesso di morire” alla Madre Priora Thérèse de Saint-Augustin. Questa con un accenno diede il beneplacito e assistette all’esecuzione di tutte le sue compagne, fin quando toccò a lei, ultima come da tradizione.
Non vogliamo chiudere con chissà quale riflessione, ma con un dato di fatto, che lasciamo alla vostra interpretazione. Il martirio di Compiègne ebbe come obiettivo ultimo il ristabilimento della pace in terra francese. 11 giorni dopo l’esecuzione, quindi il 28 luglio 1794, un colpo di stato pose fine agli anni del Terrore, depose Robespierre e lo consegnò a sua volta alla ghigliottina.