I Maya erano una potente civiltà precolombiana che ha prosperato tra il 600 e l’800 d.C.. Uomini alfabetizzati, che usufruivano di un linguaggio complesso che comprendeva pittogrammi, glifi e rappresentazioni fonetiche. Questa civiltà produsse anche dei libri chiamati codici, alcuni dei quali, secondo quanto riportato, descrivono nel dettaglio 800 anni della loro storia. Tuttavia, temendo che il contenuto di questi libri potesse interferire con la loro missione, i missionari francescani spagnoli della metà del XVI secolo distrussero quasi tutti questi codici durante la loro sistematica conquista e colonizzazione del Sud America. Oggi rimangono solo tre o quattro di questi importanti documenti, ma anche questi forniscono uno scorcio di valore inestimabile sul mondo Maya.
Documenti scritti su lunghe strisce, i codici poi si ripiegavano a fisarmonica per essere conservati. I codici sopravvissuti contengono informazioni sull’astronomia, l’astrologia, la religione e i rituali dei di questa civiltà. Tre dei codici sono denominati in base alle città europee in cui sono conservati: Dresda, Parigi e Madrid, mentre un possibile quarto è ancora in fase di verifica dell’autenticità. I codici probabilmente non sono anteriori al XII secolo d.C., cioè negli ultimi anni di storia dei Maya. Ma, è possibile che siano stati copiati da libri molto precedenti.
Il Codice di Dresda è il più completo dei codici maya sopravvissuti. Giunse alla Biblioteca Reale di Dresda nel 1739 dopo l’acquisto di un collezionista privato. Frutto del lavoro di più di otto scribi diversi e si ritiene lo abbiano composto tra il 1000 e il 1200, durante il periodo postclassico dei Maya. Il codice tratta principalmente di astronomia per quanto riguarda i giorni dell’anno, i calendari, l’agricoltura, le profezie e altro ancora.
C’è anche una parte del codice che tratta di malattie e medicina. Durante la Seconda Guerra Mondiale il Codice di Dresda subì pesanti danni causati dall’acqua durante la tristemente nota “tempesta di fuoco“. Per questo motivo, per lo studio si utilizzano facsimili realizzati prima della guerra e non l’originale.