Si dice come in realtà conosciamo solamente l’1% del fondale oceanico, ma se quella singola unità percentuale ci permette di ammirare bellezze come la città sommersa di Pavlopetri, beh, allora possiamo anche accontentarci. La scoperta dell’area urbana sotto il livello dell’acqua risale ai primi anni ’60 del secolo scorso. Non è difficile credere che il rinvenimento di tale entità possa aver stimolato la fantasia riguardo la leggendaria Atlantide.
Nic Flemming, ricercatore dell’Università di Southampton, scoprì l’antico insediamento di Pavlopetri nel 1960. Analisi condotte nei mesi successivi al ritrovamento indicarono l’età del complesso strutturale: circa 5.000 anni. Ciò rese chiarissimo ai ricercatori un fatto abbastanza importante, ovvero che stavano avendo a che fare con la città sommersa più antica mai ritrovata (almeno secondo le informazioni certe a disposizione della comunità scientifica).
In realtà Flemming giunse alla scoperta lavorando su documenti in grado di attestare l’esistenza di quella città già dal 1904. Eppure è solo dal 2009 che, grazie al progresso tecnologico rappresentato dalla robotica e dai sistemi di scansione tridimensionale, stiamo realmente scoprendo l’entità di Pavlopetri.
Il sito archeologico è situato in Laconia, punta meridionale del Peloponneso. In tale località gli ultimi progetti di ricerca hanno permesso il rinvenimento di numerosi manufatti (alcuni dei quali meravigliosamente conservati) che hanno dai 5.000 ai 3.000 anni d’età. Mentre le verosimili vicende dell’Iliade infuriavano in tutta la loro epicità, la città commerciale di Pavlopetri sprofondava a causa di un devastante terremoto nell’XI secolo a.C.
Noi in realtà non conosciamo il nome della città sommersa; il nome lo prende dall’isola vicina su cui si pensa fosse sorta l’area urbana. L’insediamento umano più vicino è rappresentato dal villaggio di Elafonisos. Gli archeologi ci dicono come l’antica Pavlopetri fosse una fondamentale tappa commerciale dell’età del Bronzo; tanto sotto amministrazione micenea quanto quella minoica.
E mentre le ricerche e gli studi continuano, produttori televisivi hanno realizzato numerosi documentari di successo. Questi servono a rendere popolare la scoperta della più antica città sommersa del Mediterraneo. Dal 2001 Pavlopetri è anche parte del patrimonio culturale subacqueo UNESCU. Quante meraviglie nasconde il mare…