Incoronato ad Aquisgrana “Re dei Romani” e quindi massima autorità dei Germani nonché prossimo imperatore, nel 1215 Federico II di Svevia metaforicamente parlando firmò un contratto con la cristianità tutta. Un vincolo che lo avrebbe condotto sulle orme del nonno Barbarossa, che in Terra Santa comunque non aveva avuto chissà quale grande fortuna. L’imperativo per lo Stupor Mundi sarà quello di intraprendere una crociata per riconquistare Gerusalemme.
Una promessa fatta alla cristianità, e quindi al papa, che però fu messa in attesa per diversi anni. Onorio III cercò di sollecitare l’intervento di Federico dopo il fallimento crociato del 1221. Di tutta risposta l’imperatore prese in nozze Isabella Jolanda di Brienne, ovvero la legittima erede al trono di Gerusalemme. La mossa ebbe una certa risonanza politica, ma il pontefice si aspettava un gesto concreto, non il tessere di una trama diplomatica intrecciata e per nulla perentoria. Così arrivò l’anno di grazia 1227.
Quando l’Hohenstaufen si decise per la partenza in Terra Santa, un’epidemia di peste scoppiata tra le fila del suo esercito bloccò il progetto. La malattia colse lo stesso sovrano, il quale fu costretto a tornare indietro dopo essersi recato prima a Brindisi e poi a Otranto. Dalle parti di Roma si vociferò ben presto come il tutto fosse solo un pretesto per Federico per non adempiere ai doveri di sovrano cristiano. Il nuovo papa, Gregorio IX, non ci mise molto a procedere con la scomunica.
Nonostante lo “scossone”, Federico II riprese i preparativi per la crociata e nel giugno dell’anno successivo partì alla volta del Levante. Ora, per capire il genio di quest’uomo secondo noi bisogna soffermarsi sulla situazione in cui realizza un’impresa di fronte alla quale molti avevano fallito. Da scomunicato, senza un esercito alle spalle (si trattava più di una folta guardia personale), con i poteri cristiani in Terra Santa che lo accolgono come se fosse un reietto, l’imperatore intraprese delle trattative col sultano nipote del Saladino, al-Malik al-Kāmil e prese possesso della città di Gerusalemme, pur garantendo libertà di circolazione nonché di culto ai musulmani in loco.
Lo svevo ottenne anche Betlemme, Nazaret è una porzione di fascia costiera, tutto ciò per 10 anni. Gregorio IX da buon vicario di Cristo quale era, non la prese molto bene. Insomma, il suo “rivale” aveva ottenuto le chiavi di Gerusalemme senza colpo ferire, da scomunicato e per di più senza consultarsi con lui. Perché non rinnovare la scomunica? Anzi, perché non dare l’ordine alle truppe pontificie di invadere i territori sotto giurisdizione imperiale nel meridione della penisola?
Nel 1229 Federico II tornò alla base, sistemò la tensione bellica e riuscì a riconciliare il rapporto con il pontefice l’anno successivo, con la pace di San Germano. Lo Stupor Mundi mantenne contatti prolifici con il sultano ayyubide, preservando all’interno dei suoi territori la convivenza pacifica tra religioni e culture diverse. Cosa non fu Federico II di Svevia…