Ci troviamo agli inizi della storia di Roma, in un anno imprecisato del regno di Romolo. In questo contesto al confine tra la storia e la leggenda si colloca il famosissimo evento del Ratto delle Sabine. Questo evento causa uno scontro armato tra romani e sabini, detto Battaglia del lago di Curzio. Il terreno non è adatto e le manovre sono complesse, ma i comandanti dei due schieramenti sanno che non possono esitare, perché in ballo prima di tutto c’è l’onore. I due comandanti esortano gli eserciti, Romolo prega Giove per la vittoria dei romani. Nel mentre però accade qualcosa di inaspettato.
Un gruppo di donne a seno scoperto e con dei neonati in braccio interrompe la lotta invocando la pace. Una tra loro, Ersilia, per alcuni la moglie di Romolo, rivolge agli uomini in armi un discorso: ”se il rapporto di parentela che vi unisce e questi matrimoni non sono di vostro gradimento, rivolgete l’ira contro di noi. Siamo noi la causa della guerra, siamo noi le responsabili delle ferite e dei morti, sia dei mariti sia dei genitori. Meglio morire, piuttosto che vivere senza uno di voi due: o vedove o orfane”. Questo è vero, sono proprio le donne, le Sabine, la causa di questo conflitto armato.
Secondo la leggenda, il 21 aprile del 753 a.C. Romolo si trova ai piedi del colle Palatino quando traccia con l’aratro i confini del nuovo insediamento. Inizia così la storia di Roma. Nel giro di poco tempo, la città si fortifica e diventa, come scrive Tito Livio nell’opera Ab urbe condita “così potente da poter rivaleggiare militarmente con qualunque popolo vicino”. Ma c’è un grande problema: a Roma mancavano le donne. Questo impediva la prosecuzione della gloriosa stirpe romana.
La costruzione di Roma va avanti. Romolo, forse nel terzo anno del suo regno, invita le popolazioni vicine agli spettacoli in onore del Dio Conso, i Consualia. Durante la cerimonia il re lancia un segnale e gli uomini capiscono che devono agire: inizia in questo modo il ratto delle Sabine.