Nel 1894 le truppe italiane subirono una disastrosa sconfitta da parte dell’esercito etiope nella battaglia di Adua, cittadina al confine con l’Eritrea. Ma per capire come si arrivò a quello scontro, è bene fare un passo indietro.
Il periodo compreso fra gli anni ’70 dell’Ottocento e la Prima Guerra Mondiale fu l’età d’oro del colonialismo europeo. Le grandi potenze del vecchio continente si scannarono per spartirsi l’Asia e l’Africa. Anche l’Italia, seppur potenza di second’ordine, riuscì a ritagliarsi il proprio “posto al sole”. il primo territorio coloniale italiano in terra africana fu la Baia di Assab, nell’attuale Eritrea meridionale, acquistata dallo Stato italiano nel 1882 dalla compagnia di navigazione Rubattino. Successivamente, la colonia italiana si era espansa verso nord. Nel 1890, i vari possedimenti italiani vennero uniti nella Colonia Eritrea, corrispondente grosso modo all’attuale nazione dell’Eritrea.
La penetrazione coloniale dell’Italia preoccupava l’Impero Etiope, antichissimo stato africano che confinava con l’Eritrea italiana. Nel 1889, Italiani ed Etiopi avevano stipulato il “Trattato di Uccialli“, che di fatto riconosceva le acquisizioni italiane. Il testo dell’accordo era scritto nelle due lingue dei due contraenti, l’italiano e l’amarico. E la diversità linguistica creò una diversa interpretazione dell’articolo 17. La versione italiana rendeva obbligatoria per l’Etiopia l’intermediazione di Roma nel caso in cui l’Etiopia avesse voluto stringere accordi con potenze terze (istituiva quindi un vero e proprio protettorato italiano). Il testo amarico, invece, faceva trasparire l’intermediazione di Roma solo come una possibilità. Perciò l’Etiopia si sentì autorizzata a stringere accordi diplomatici con Russia e Francia; l’Italia, invece, lesse quelle azioni come una violazione del trattato.
Le truppe italiane di Oreste Baratieri invasero il Tigrè, regione del nord dell’Etiopia. Dopo aver occupato gran parte di quella zona, Baratieri rimpatriò per chiedere rinforzi. L’Imperatore Menelik approfittò del momento per attaccare gli Italiani. Le truppe etiopi, superiori in numero, sopraffecero gli italiani rimasti in Eritrea. Si raggiunse una tregua in vista di una richiesta di pace che l’Imperatore Menelik avrebbe rivolto a Re Umberto I, il quale, però rifiutò. La guerra riprese e lo scontro decisivo avvenne ad Adua, dove sia per deficienze logistiche sia per una scarsa conoscenza del terreno, gli italiani subirono una disastrosa sconfitta. In patria la notizia della disfatta portò alle dimissioni del capo del governo, Francesco Crispi. La vittoria etiope nella guerra comportò l’abrogazione del trattato di Uccialli.