La parola mummia e il processo di mummificazione ricordano senza particolari indugi l’Antico Egitto. Una di queste antiche salme, conservate al Louvre di Parigi, attirò l’attenzione di un visitatore poiché risaltava un particolare del processo di conservazione: le bende di lino.
Vediamo dunque come nacque e come funzionava il processo di mummificazione. Secondo alcuni storici fu una deduzione ad illuminare alcuni sapienti dell’epoca. Questi notarono che i corpi, fino al allora conservati in fosse scavate nell’arida sabbia del luogo, si conservavano molto bene, forse a causa della disidratazione dovuta alle elevate temperature.
Si concepì in questo modo lo strano e ingegnosissimo processo di mummificazione. Per applicarlo al meglio era necessaria una grande conoscenza anatomica. Per prima cosa infatti andavano prelevati gli organi vitali con particolari strumenti. Successivamente il cadavere era posto in acqua salata, che procedeva ad essiccarlo. Unto in seguito con oli e spezie, il corpo riceveva poi l’abbraccio candido delle bende di lino.
Infine, il particolare forse un po’ più macabro. Gli organi estratti non si disperdevano. Dei particolari vasi, detti canopi, li conservavano in onore delle divinità. Il processo terminava così, affidando al tempo il resto dei compiti ed alla storia i grandi personaggi mummificati.
I panni di lino sono ben visibili in una mummia, datata tra il 305 ed il 30 a.C., conservata al Louvre di Parigi. Questa risale al periodo tolemaico e appartiene ad un uomo forse di nome Pachery o forse Nenu. Il suo volto appare molto chiaramente fasciato infatti da bende di delicato lino che rispecchiano la precisione e la durata del processo esaminato pocanzi.
Sembra incredibile ma è tutto vero, gli egizi erano davvero latori di tecnologie avanzatissime, almeno per l’epoca. La conservazione dei corpi che restituisce ancora oggi cadaveri in perfette condizioni non è che l’ennesima prova di ciò. Speriamo che il tempo, oltre alle mummie, conservi anche la storia di questo spettacolare popolo.