Un vero e proprio enigma durato più di tre secoli sarebbe stato svelato: un team di studiosi, tra fisici ed informatici, del Museo della Scienza di Catania, afferma di aver decifrato, in modo parziale, il contenuto di una misteriosa lettera. A scriverla sarebbe stata una suora, al secolo Isabella Tomasi, nota come suor Maria Crocifissa della Concezione. Il condizionale qui è d’obbligo, perché a guidare la mano della donna fu il demonio…Così vuole la tradizione.
Quest’ultima, rimasta invariata nei secoli, è molto chiara nei dettagli: l’11 agosto del 1676 le sorelle del monastero di Palma di Montechiaro trovarono suor Maria Crocifissa distesa a terra nella sua stanza. Il volto della benedettina era coperto di inchiostro e tra le mani aveva una lettera. Secondo la testimonianza stessa della suora, a scrivere e consegnare la missiva fu il diavola in persona.
Le parole della sorella confermarono quanto pensato: nonostante la possessione, lei resistette e scacciò Satana, non prima di aver scritto la lettera. 11 righe che nessuno, per circa 340 anni, è riuscito a decifrare. Il già citato gruppo catanese ha voluto vederci chiaro. Esso ha svolto un certosino lavoro, raggruppando gli eventuali alfabeti che la monaca avrebbe potuto conoscere e lavorando sull’unione di essi per la creazione di simboli. Solo per farci un’idea del compito, gli alfabeti in questione, oltre al latino e al greco, sono anche il cirillico, lo yazidi e il runico. Scusate se è poco.
Alla fine, il team ha parzialmente tradotto alcune righe della lettera del diavolo. Questo è il risultato: “Forse ormai certo Stige…Poiché Dio Cristo Zoroastro seguono le vie antiche e sarte cucite dagli uomini. Ohimé…Un Dio che sento liberare i mortali”. In particolare il termine Ohimé sarebbe stata la firma della suora, impartita però per volontà maligna.
Ulteriori ricerche renderebbero esplicita la ripetitività di alcune espressioni; il dettaglio lascia presupporre come il contenuto della lettera appartenga integralmente a suor Maria Crocifissa. Il contenuto, non volendo per un attimo credere allo zampino del satanasso, suggerisce invece come Isabella Tomasi soffrisse di schizofrenia, o comunque problemi di natura psichiatrica. Problemi che la vita di clausura rese più acuti.
Roma rese la suora venerabile. Lo scritto originale si trova oggi ad Agrigento, nella Cattedrale di San Gerlando. Restano ancora un paio di righe da interpretare, ma seguendo l’iter proposto dai ricercatori di Catania il lavoro di decifrazione della volontà demoniaca è quantomeno possibile. Belzebù a questo non aveva pensato.