Osservando una mappa, l’occhio potrebbe cadervi sull’Oceano Indiano, o meglio, nella porzione meridionale di esso. Qui, sopra l’Antartide, si trovano delle isolette davvero minuscole, isole che potrebbero attirare l’attenzione in quanto isolate e “fuori dal mondo”. Uno di questi lembi di terra emersi prende il nome di Saint-Paul ed è il triste scenario di una tragica storia datata 1930.
L’isola di Saint-Paul divenne francese nel 1843, entrando a far parte, insieme all’isola di Amsterdam, del distretto delle Terre Australi e Antartiche Francesi. Per chi navigava il mare, questa specie di roccia emersa, sulla quale non cresceva nulla, era in realtà una meta ambita piena di risorse. Astronomi, balenieri e pescatori mostravano interesse per l’isola e non a caso frequenti furono le loro visite di lavoro. Ma senza prolungarci troppo, andiamo al punto: i fratelli Henry e René Bossiére, a capo di un’azienda ittica con sede a Le Havre, ottennero la concessione per i diritti di pesca nella zona marittima di Saint-Paul.
I fratelli misero in piedi una spedizione muniti di circa 30 uomini. L’obiettivo: pescare quante più aragoste possibili. Dall’ottobre del 1929 fino al marzo 1930 ogni cosa filò liscia. L’estate australe permise agli operai di costruire uno stabilimento sull’isola, sul quale lavorare il pescato. Ma da marzo, ovvero dall’inizio del rigido inverno australe, la strategia cambiò. I fratelli Bossiére chiesero se qualcuno, sotto profumata ricompensa, avesse avuto voglia e coraggio di restare lì per qualche mese; navi avrebbero rifornito gli “isolani” ogni due mesi fino al ritorno della bella stagione.
Si fecero avanti in 7, tra cui una coppia di coniugi in attesa di veder nascere una bambina. Essa nacque proprio durante il termine del mese di marzo. Le venne dato il nome di Paule. Cominciarono a trascorrere i giorni, poi le settimane, in seguito i mesi. Dei battelli carichi di viveri e scorte nessuna traccia. Le condizioni di vita diventarono sempre più complicate, complice il clima, non dei migliori in quella zona di mondo. La prima a spegnersi, a causa di complicanze estreme, fu la piccola Paule.
La seguirono in 2 per scorbuto. Uno dei quattro rimasti costruì una zattera e si avventurò per mare. Nessuno lo vide più. La svolta avvenne nel dicembre del 1930, quando finalmente una nave approdò sull’isola di Saint-Paul, traendo in salvo i due uomini e la donna. Tornati in Francia, i tre non ci pensarono due volte prima di denunciare i fratelli Bossiére per la malagestione della questione. In realtà gli imprenditori non avevano tutte le colpe, visto che le loro richieste per un’immediata spedizione di salvataggio sull’isola di Saint-Paul erano state bloccate per motivi burocratici.
Alla fine la questione divenne di dominio politico e la condanna cadde sul capo dei fratelli. Il tribunale costrinse l’azienda imputata al risarcimento. Henry e René Bossiére si spensero qualche anno dopo in povertà. Mentre per i tre sopravvissuti la vita continuò, anche se un’esperienza del genere non si dimentica.