Pensare ai castelli e alle città fortificate medievali fa venire subito in mente il fossato. Elemento di difesa imprescindibile, esso era parte integrante delle fortificazioni e, quasi sempre, era pieno di acqua. La particolarità del fossato di Gerusalemme è proprio però quella di essere asciutto, ma ugualmente difficile da superare. E soprattutto estremamente curioso è un recente ritrovamento dell’impronta di una mano.
Procedendo con ordine, iniziamo dal fossato. Questo risale al X secolo d.C. e fu scavato nella roccia per circa 10 metri. Per quanto riguarda la larghezza, in base alle varie zone circostanti la Città Santa, questa varia tra i 2 ed i 7 metri.
Su queste fondamenta, nel XIV secolo, Solimano il Magnifico, sultano ottomano, avrebbe fatto costruire le formidabili mura della città. Ma già nel giugno del 1099 d.C. gli eserciti europei crociati faticarono e non poco (circa 5 settimane di assedio) per attraversarlo, le mura rendevano la città praticamente impenetrabile.
Inoltre questa fantastica struttura conteneva una serie di tunnel sotterranei perfetti per attacchi a sorpresa. Oltre alle pietre e all’olio bollente calati dall’alto delle mura, i difensori della città sgattaiolavano tramite questi tunnel e attaccavano corpo a corpo i nemici. Anche se superato lo scavo, il bello doveva ancora venire. C’erano le immense mura da superare.
Arriviamo ora alla misteriosa impronta. Come si vede dall’immagine si tratta di una sorta di calco di una mano di proporzioni reali. Durante dei recenti lavori sulla Sultan Suleiman Street, che si snoda lungo le mura della città antica, è emersa la misteriosa sagoma. Non si hanno certezze sul suo autore però.
Che si tratti di uno scherzo o di un’impronta volutamente lasciata solo gli studi successivi lo diranno. Sono infatti necessari degli approfondimenti per capire a quale periodo preciso risalga e non è scontato conoscere il perché della misteriosa traccia lasciata sul muro. Chiunque esso fosse, ebreo, cristiano o musulmano, ha lasciato però il segno per oltre 1000 anni.