Si è normalmente portati a ritenere che le differenze religiose siano un ostacolo insormontabile nei rapporti commerciali e culturali. La storia, però, ha dimostrato che non è assolutamente così, per fortuna. A tal proposito, un esempio lampante sono i proficui scambi che nel corso dell’XI secolo la Spagna musulmana intrattenne con l’Italia cristiana.
Nell’XI secolo la penisola iberica era suddivisa in una serie di staterelli autonomi, conosciuti con il nome di “taifas“, sorti dal collasso del Califfato di Cordoba nel 1031. Questa grande formazione statale aveva dominato la penisola iberica dalla conquista musulmana nel 711 fino, appunto, alla metà dell’XI secolo. Anche la penisola italiana non aveva una propria unità politica, ma era frazionata in diverse entità statali: alcune parti del Sacro Romano Impero Germanico, altre dell’Impero Romano d’Oriente e altre ancora completamente autonome. Fra queste ultime vi era pure l’Emirato di Sicilia, unica eccezione musulmana in un mosaico cristiano.
Le reti commerciali che legavano Italia e Spagna correvano via terra, attraverso i Pirenei fino alle città di Toledo, Granada e Cordova, ma soprattutto via mare. Le rotte del Mediterraneo occidentale erano dominate dalle navi delle repubbliche marinare di Genova, Pisa e Venezia. Almeria e Denia erano i porti chiave del commercio con la penisola italiana. Le prove del contatto ispano-italico sono state fornite dall’archeologia: ad esempio, sono state ritrovate ceramiche e monete italiane in siti spagnoli. Oltre a numerosi prodotti di natura tessile, i mercanti italiani portarono nella penisola iberica anche nuove tecniche organizzative e produttive, che contribuirono al miglioramento dell’economia spagnola.
L’Italia fu poi la porta della Spagna musulmana sull’Europa. Attraverso la nostra penisola, infatti, giunsero nel resto del continente innovazioni ispaniche in diversi campi. Innanzitutto, la carta: si ritiene infatti che all’epoca la principale cartiera d’Europa sia stata quella di Jativa. Quindi le ricerche e le scoperte in ambito medico, astronomico e matematico (la diffusione dei numeri arabi). Infine anche la produzione di ceramica risentì dell’influenza arabo-spagnola, con l’introduzione dell’impermeabilizzazione tramite smaltatura.