Un ragazzino di 10 anni che ama perdersi nella foresta, giocare per tutto il giorno tra campi e corsi d’acqua, non può che diventare un adulto curioso e amante dell’Avventura, con la “A”. Forse scadiamo nella banalità affermandolo, ma è proprio ciò che accadde al classe 1884 Roy Chapman Andrews, noto anche come il vero “Indiana Jones”.
Roy nacque nel Wisconsin, precisamente nella ridente cittadina di Beloit. Amante della natura e degli animali, il ragazzo imparò la tecnica dell’imbalsamazione, sfruttando la dote come hobby per qualche spicciolo. Gli stessi spiccioli con i quali si pagò il college. Da qui gli studi proseguirono, intervallati da piccoli lavori, fino alla specialistica in mammologia nell’università della Columbia.
Dal 1909 in poi, la vita di Roy Chapman si costellò di “punti di svolta”, attraverso i quali si aprirono delle opportunità lavorative non indifferenti. Viaggiò nell’Artide per il recupero di una carcassa, in realtà durante il viaggio realizzò alcune delle riprese sulla fauna marittima migliori dell’epoca. Altre furono le mete: Indie Orientali e poi Cina. Se oggi il nome di Roy è ben noto a chi del settore, è per le sue strabilianti scoperte in Cina e Mongolia. Giunse al ritrovamento di ossa di dinosauri fino ad allora sconosciuti.
Le spedizioni nel Deserto del Gobi (non proprio un posto ospitale) permisero allo studioso americano di farsi un nome nella cerchia dei ricercatori. Ma il fiore all’occhiello dell’indagine si registrò nel 1923. Roy Chapman Andrews fu il primo uomo a ritrovare delle uova di dinosauro fossilizzate, nella zona di Flaming Cliffs, Mongolia.
Le ricerche continuarono per tutti i restanti anni ’20, in una Cina frammentata politicamente e militarmente. Non pochi infatti furono i problemi con la legge locale. Più volte Roy giunse a dei contrasti con la polizia (attorno ai quali si è un po’ costruita, nel recente passato almeno, la sua fama di novello Indiana Jones).
Tra i tesori scoperti in quegli anni annoveriamo anche dei teschi di mammiferi appartenenti al Cretaceo, dal valore inestimabile, nonché delle ossa di Mastodonte (mammut) perfettamente conservate. Per i suoi inequivocabili meriti, divenne direttore dell’American Museum of Natural History di New York, nel 1934. La comunità scientifica deve tanto a quest’uomo, perché senza la sua intraprendenza, molto di un remoto passato sarebbe rimasto (chissà per quanti anni ancora) oscuro all’umanità.