Dalla fine della seconda Guerra Mondiale il mondo è profondamente mutato. Il sommovimento principale e più concreto tra tutti, già all’indomani della guerra, fu la divisione del globo in due emisferi di influenza opposti. Da un lato l’America, con la CIA, Gladio e successivamente la NATO, dall’altro l’Unione Sovietica, in seguito rafforzata con il Patto di Varsavia.
L’Italia si trovava esattamente in mezzo alle due superpotenze, almeno geograficamente. Dal punto di vista politico, già dall’operazione Husky che nel 1943 vide sbarcare gli americani sulle coste della Sicilia, era chiara quale sarebbe stata la futura influenza politica dell’Italia. L’occidente prevaleva sull’oriente.
Le elezioni post-belliche sancirono ciò con la vittoria della Democrazia Cristiana, con il 48,5% dei voti. Veniva così scongiurata una rischiosa vittoria del Fronte popolare di Comunisti e Socialisti. E l’anno dopo, nel 1949, vedeva la luce l’Organizzazione Gladio.
Che cosa era questa consorteria? Certamente non si trattò di un’aggregazione di uomini alla luce del sole. Secondo quanto dichiarato negli anni ’90 dall’ex segretario della DC Giulio Andreotti, Gladio era conosciuta dai vertici dello stato e militari; le camere e la società civile ne erano totalmente allo scuro. Sempre secondo il Divo, la funzione principale dell’organizzazione segreta era quella di evitare prese di potere comuniste in Italia, anche con azioni di anti-guerriglia, chiaramente armata, in caso di necessità.
Perché proprio l’Italia? Innanzitutto c’è da specificare che organizzazioni del genere sorsero in numerosi altri paesi sotto l’influenza americana, non solo nel belpaese. Il problema principale della Penisola era che ospitava il più grande partito comunista d’occidente, che in diverse elezioni andò vicino alla vittoria. Tragicamente noto è l’omicidio di Aldo Moro, che secondo la logica del “Compromesso Storico”, proposto dal segretario del PC Berlinguer, aveva aperto una possibile collaborazione di governo con i comunisti.
Le ipotesi di un coinvolgimento di Gladio nel suo omicidio non sono infatti così remote e molti cercano nell’organizzazione risposte su una delle pagine più buie della nostra storia. In ogni caso a poco servì la desecretazione di alcuni fascicoli inerenti la questione da parte di Mario Draghi. Ad oggi le domande sono ancora più che le risposte. Andreotti negli anni ’90 almeno smantellò l’organizzazione ed oggi gli unici gladiatori che possiamo vedere in Italia sono quelli rievocati in particolari mostre storiche.