Ibrahim Ali-Atar, secondo le cronache mescolate alla leggenda, era figlio di una famiglia di mercanti di profumi arabi stabilitasi in Spagna. L’azienda di famiglia sarà il motivo del suo soprannome “Aliatar“, letteralmente “venditore di profumi”.
Aliatar scalò subito i ranghi dell’esercito del Sultano Boabdil, di cui era suocero dato che la figlia era divenuta sua moglie. Questi , nel 1483, in piena fase di Reconquista, cercò di conquistare Lucena, ovvero l’odierna Granada. Secondo le cronache, forse romanzate, Boabdil fu catturato, mentre Aliatar morì valorosmanete a 90 anni brandendo la sua leggendaria spada.
La sua morte fu presagio di quanto sarebbe successo di li a poco alla dominazione araba in Spagna. La dinastia dei Nasridi, ovvero i sultani dell’Emirato di Granada, sarà l’ultima a governare nella Penisola Iberica prima del completamente della riconquista operata da Isabella di Castiglia e Ferdinando II d’Aragona.
Torniamo però alla leggendaria spada. Questa fa parte del famoso set di spade jineta conservate ancora oggi. Secondo la tradizione appartenne ad un guerriero nasride, e risale dunque al XV secolo d.C. L’impugnatura dell’arma è ricoperta di oro ed avorio e questo la impreziosisce ancora di più.
La spada ha anche rischiato di finire nell’oblio e di non passare alla storia perché cadde fra le rocce del fiume Genil. Per fortuna le fonti raccontano che Lucas Hurtado, combattente spagnolo, la ritrovò, o, secondo altre fonti, fu lui ad uccidere Aliatar e a prendere la spada direttamente dalle sue mani.
La spada è oggi conservata al Monastero de San Jeronimo de Valparaiso, a Cordoba. La sua impugnatura è magnifica, presenta un’elsa d’avorio con disegni ed epigrafi arabe ed è abbellita da due teste di elefante sulla parte esterna della lama. Inoltre è presente una splendida incisione che recita “L’impero perpetuo / La gloria permanente”. Un bellissimo cimelio insomma della Spagna tardomedievale conservata in ottime condizioni ancora oggi.