Efeso era un’antica città sorta sulle rive dell’Asia minore, nell’estremo ovest della Turchia. La fondazione risale al X secolo a.C., ad opera di coloni ateniesi e conserva la sua importanza tutt’oggi, essendo il sito archeologico più visitato dell’odierna Turchia.
L’importanza della città non rimase legata all’ambiente ellenico ma si protrasse anche in epoca romana. La cittadina fece parte dell’Impero Romano che la impreziosì conservando numerosi monumenti dell’epoca greca. Fra questi c’era uno splendido teatro, il più grande dell’epoca greca, la Biblioteca di Celso ed il Tempio della dea Artemide.
Quest’ultimo era annoverato fra le sette meraviglie del mondo antico alla stregua del Colosso di Rodi, delle Piramidi di Giza, dei giardini pensili di Babilonia e del Mausoleo di Alicarnasso.
Tutto comincia nel 560 a.C., quando Creso di Lidia occupa Efeso e gran parte delle coste occidentali della penisola turca. Per dimostrare benevolenza alle vicine poleis e potenze greche, Creso diede l’avvio alla costruzione del monumento dedicato alla dea Artemide. Il processo fu tutt’altro che veloce, ci volle circa un secolo prima che l’opera progettata da Quersifronte di Cnosso venisse completata.
Ad oggi, purtroppo, non restano che due colonne della monumentale opera, ma grazie alla numismatica ed alla descrizione di Plinio il vecchio possiamo conoscere qualcosa in più sull’antico splendore del luogo di culto. Se ci fidiamo infatti dell’autore romano dobbiamo credere che il tempio all’epoca fosse il più grande del mondo con i suoi 115 metri di lunghezza e 55 di larghezza. Il tutto era costellato da 127 colonne di marmo in stile ionico.
Nell’anno 263 d.C. i Goti invasero l’Asia Minore, e non si limitarono alla conquista. Distrussero infatti il Tempio, la biblioteca ed i quartieri residenziali. Sotto la tetrarchia dell’Impero Romano vi fu una parziale ricostruzione senza che però la struttura recuperasse mai il suo antico splendore. Questa è la bellissima e tribolata storia di una delle vecchie meraviglie del mondo.