Almanacco del 24 aprile, anno 1990: Nursultan Ábishuly Nazarbaev assume la presidenza della Repubblica Socialista Sovietica Kazaka. Per il Kazakistan il 24 aprile 1990 rappresenta una data fondamentale, nel bene e nel male, in quanto momento spartiacque della storia recente nazionale. In quell’esatto frangente si innestò l’ingombrante figura di Nazarbaev, già primo segretario del partito comunista kazako dal 1989, l’uomo che nei tre decenni a venire plasmò in senso autoritario la vita del paese transcontinentale.

Nursultan Ábishuly Nazarbaev, ancora oggi in vita e, secondo buona parte degli osservatori indipendenti, tutt’altro che estromesso dalle logiche di potere nazionali, è nato a Chemolgan, vicino Almaty (la città più popolosa del paese) il 6 luglio 1940. Dopo un’infanzia e una prima giovinezza trascorsa tra spostamenti familiari, studi altalenanti e sfiancanti lavori manuali, nel 1962 si iscrive al Partito Comunista.
Da quel momento è una lenta scalata fra i quadri del partito in qualità di burocrate. Sotto il ventennale segretariato di Dinmuchamed Kunaev, Nazarbaev diviene prima un deputato del Soviet dell’Unione e poi direttamente Presidente del Consiglio dei ministri.

La scalata non si fermò affatto. Dopo la deposizione di Kunaev (1986) e l’infelice interregno di Gennadij Kolbin (1986-89), Nazarbaev mise le mani sulla segreteria del partito. Egli era considerato un riformista moderato e riuscì a gestire abilmente i rapporti con Mosca nonché le spinte locali all’autonomia in un periodo storico così convulso come furono gli anni della dissoluzione sovietica. Abilità di mediazione e conciliazione che gli valsero la presidenza di un’oramai morente Repubblica Socialista Sovietica Kazaka. La carica fu creata ex novo, seguendo l’esempio di Gorbačëv, il quale un mese prima aveva assunto il titolo di Presidente dell’URSS.
La creazione della presidenza repubblicana (datata però dicembre 1991) e l’elezione di Nazarbaev furono una risposta alla crescente pressione indipendentista, ma anche una mossa volta alla stabilizzazione.

L’ex burocrate sovietico rappresentava una simbolo di continuità e di transizione tra il passato comunista e l’avvenire repubblicano. Nessuno allora poté pensare che il presidente avrebbe mantenuto la carica ininterrottamente per quasi trent’anni, fino al 2019. L’altro ieri praticamente.

Il 24 aprile 1990 segna dunque l’avvio della stagione del personalismo politico post-sovietico in Kazakistan. Una fase in cui progressivamente si affermata la vena autoritaria del presidente, che ha trasformato il paese a sua immagine e somiglianza. Solo per dirne una: il 23 marzo 2019 Nazarbaev ha deciso di rinominare la capitale dello Stato: da Astana a Nur-Sultan. Leggermente egocentrico, vero? Per fortuna nel 2022 il nuovo presidente eletto, Qasym-Jomart Toqaev, tramite modifica costituzionale ha ristabilito il vecchio nome della città.