Ora ditemi: cosa hanno in comune la Danimarca, la seconda guerra dello Schleswig combattuta nel 1864 e dei maiali rossi pezzati? Apparentemente nulla, penserebbe chiunque. Ma noi, che non siamo “chiunque” e che adoriamo rintracciare la storia dietro ogni singola particolarità del mondo circostante, sappiamo che questi appena citati sono ingredienti segreti per una storia assurda. Preparatevi, perché dopo aver conosciuto la vicenda dei cosiddetti “Maiali della Protesta“, avrete un argomento-jolly da potervi giocare in qualunque discussione e in qualsiasi contesto. Garantito!

Date un’occhiata alla fotografia qui sopra. Sì, sono dei maiali, anche un po’ strani a dire il vero. Certo non capita tutti i giorni di vedere un maialino con questo manto rosso pezzato. La razza suina è nota come Husum Red Pied (o se preferite il tedesco, Rotbunte Husumer) ed è una rara variante di origini tedesco-danesi della razza Angeln Saddleback. Ne esistono pochissimi esemplari al mondo, circa 150, per lo più preservati negli zoo. Addirittura alla fine degli anni ’50 si pensò erroneamente che la razza si fosse estinta. Questi dati così snocciolati, per quanto notevoli, non raccontano il vero motivo per cui i maiali Rotbunte Husumer sono speciali. È la storia sulla loro origine a farlo.
Una vicenda che risulterebbe incomprensibile senza un minimo accenno di carattere geo-storico. Lo stato federato più settentrionale della Germania prende il nome di Schleswig-Holstein. Un tempo questa regione di frontiera tra l’area tedesca e la sfera d’influenza nordico-danese era dominata da due ducati: per l’appunto il Ducato dello Schleswig e il Ducato dell’Holstein. Il primo più vicino alla Danimarca; il secondo maggiormente inserito nelle trame germaniche.

Per via di questa duplicità, è accaduto spesso che nei secoli lo Schleswig e l’Holstein finissero sotto il governo di un’unica autorità, ma anche sotto la sovranità di stati distinti. Sono esistiti talvolta frangesti storici in cui i due ducati hanno goduto di ampia autonomia, se non addirittura dell’indipendenza. Giusto per far capire quanto i due domini fossero intrecciati su un piano sociale, economico, culturale e politico, citiamo il caso del Trattato di Ribe. Con il suddetto, ufficializzato nel 1460 per volere della corona danese, si decretò l’essenza “inseparabile e indivisibile” dello Schleswig-Holstein. Nonostante le belle parole del documento, le due regioni contigue avrebbero mantenuto alleanze separate.
Tra il XVII e il XVIII secolo, la Danimarca tentò ripetutamente di integrare nei territori della corona lo Schleswig-Holstein, ma non ci riuscì mai davvero. Dopo le guerre napoleoniche, l’Holstein divenne ufficialmente parte della Confederazione tedesca, mettendo ulteriormente a dura prova i rapporti con il Regno di Danimarca, che controllava ancora lo Schleswig. Il germe del nazionalismo fece danni anche qui, provocando divisioni interne fra chi si sentiva più danese e chi più tedesco. Le dissonanze politiche sfociarono in guerra. La prima si combatté dal 1848 al 1851; la seconda invece durò un anno e infiammò nel 1864.

La seconda guerra dello Schleswig si concluse con una schiacciante vittoria tedesca. La Danimarca si vide costretta a cedere lo Schleswig, l’Holstein e Lauenburg a Prussia ed Austria. La Prussia di Otto von Bismarck si affrettò ad imporre una serie di leggi repressive del covante nazionalismo danese. La più impopolare vietò l’esposizione di vessilli danesi nei territori dello Schleswig-Holstein. Ed è a questo punto della storia che entrano in gioco i tanto attesi “Maiali della Protesta”.

In tutta risposta, gli allevatori danesi sotto l’autorità prussiana iniziarono a far incrociare selettivamente suini delle razze Angeln Saddleback e Tamworth. L’obiettivo era quello di dare vita ad una razza ibrida che portasse sul manto il motivo della bandiera danese, dunque lo sfondo rosso con la croce nordica bianca al centro. I dissidenti non riuscirono a ricreare l’intersecamento delle linee bianche, ma ottennero comunque un buon risultato; un simbolo della protesta silenziosa. Le comunità culturalmente danesi presero a chiamare i suini Husumer protestsvin (in tedesco Husumer Protestschweine): Maiali della Protesta.

Incredibile a dirsi, ma il caso danese non fu isolato. L’idea di elevare un maiale a simbolo dell’identità nazionale contagiò anche gli austriaci. Nel 1911 il nucleo della monarchia asburgica era l’Arciducato d’Austria, con capitale Vienna. Il vessillo dello stato ereditario era anch’esso di colore rosso e bianco. Qualcuno vicino alla corte di Giuseppe II propose di adottare come animale imperiale un maiale dalle tonalità arciducali. La proposta cadde nel vuoto, non prima di aver ispirato un sentimento di protesta anti-imperiale. Le manifestazioni del 1911-12 portarono avanti slogan contro i membri della Casa d’Asburgo, chiamando la residenza imperiale di Hofburg “casa dei maiali”.