Fotografia di anonimo, Washington D.C., USA, 16 ottobre 1995. La Million Man March scrive una nuova pagina di storia divenendo la più grande manifestazione afroamericana di sempre. Un milione di persone vi presero parte e diedero il nome a questo evento che rimarrà per sempre impresso negli annali. Vediamo insieme come si arrivò a quel giorno e quali furono le principali conseguenze e le numerose contraddizioni sorte quel giorno.

A indire la marcia fu il religioso Louis Farrakhan, leader della Nation Of Islam (NOI). Il reverendo era anche un ex discepolo di Malcom X, altro grande attivista negli stessi ambiti. L’associazione si definiva “una setta islamica militante” e prese come modello d’ispirazione la grande marcia di Washington del 1963. Per intenderci stiamo parlando di quella culminata nel celeberrimo discorso di Martin Luther King dell’ “I have a dream“.
Al fianco di Farrakhan agiva anche il reverendo Benjamin Chavis Jr, che fu anche ex direttore esecutivo della NAACP. La National Association for the Advancement of Colored People era la prima e più grande associazione che lottava per i diritti delle persone di colore negli States. Si trattava di un ponte importantissimo, se non indispensabile, per raggiungere il maggior numero di neri possibile.

Ma quale era l’obiettivo di questa enorme marcia? Nelle parole degli stessi organizzatori troviamo la risposta. Si voleva creare “un giorno sacro di riparazione e riconciliazione per gli afroamericani” e convincerli ad iscriversi alle liste di registrazione propedeutiche all’ottenimento del diritto di voto.
Tuttavia la marcia fu anche un momento di frattura e grande contraddittorietà. In primis fu chiesto esplicitamente alle donne di non partecipare ma nemmeno di recarsi a lavoro in segno di protesta. Secondariamente – ma non troppo – il reverendo Farrakhan pronunciò un discorso molto discutibile dal palco scagliandosi contro gli ebrei, gli omosessuali e i bianchi stessi.

Tale accadimento rese il ricordo della giornata meno piacevole e i resoconti della stessa lo testimoniamo. Addirittura il reverendo Farrakhan definì l’ebraismo “religiosa spazzatura“. Guardando l’evento a 30 anni di distanza non possiamo che distanziarci il più possibile dalle affermazioni antisemite, razziste ed omofobe e condividere quelle sui diritti dei neri. Quel giorno però questa lucidità non ci fu e nella mischia si creò uno strano connubio fra diritti ed odio ingiustificato.