Inevitabile, quando si cita in causa lo scontro navale di Lepanto del 1571, pensare alla massiccia forza militare fornita dalla Lega Santa. Questa coalizione militare, teorizzata e proposta dal papa Pio V, fu messa in pratica dalla Spagna asburgica e dalla Repubblica di Venezia. Sebbene in seguito alla Lega Santa si fossero uniti anche diversi ducati, nessuno ricorda mai il contributo greco all’allestimento navale e durante la battaglia vera e propria.
Un contributo greco che, attenzione, non proveniva solamente dalla fazione cristiana, ma giocava un ruolo importante anche tra le fila ottomane. Nell’ottobre del 1571, quando navi europee e navi ottomane si incontrarono in quello che allora si chiamava Golfo di Lepanto (oggi Golfo di Corinto), i greci sapevano per chi fare il tifo. La volontà indipendentistica era ben chiara a tutti gli attori del teatro bellico.
Concretamente, per quel che riguarda la Lega Santa, sappiamo che alcune galee della Serenissima avevano per comandanti dei greci residenti in territorio veneziano. Altro esempio può essere il contributo fornito da Corfù, con le sue 4 galee e i rispettivi esperti capitani. Essi furono: Petros Bouas, Christoforos Kontokalis, Georgios Kokkini e Stelios Chalkikiopoulos.
Zante seguì più o meno lo stesso esempio; l’isola (sotto “vivissimo” consiglio veneziano) raccolse abbastanza denaro per permettere la costruzione di altre 4 navi. Al comando di esse ci furono 4 zacinti. I resoconti dell’epoca ci dicono anche come un corpo “volontario” di greci provenienti da Cefalonia, Mykonos, Santorini, Naxos e Citera si unì al convoglio navale della Lega Santa di passaggio a Messina.
Eppure il contributo più grande provenne da Creta: ancora una volta sotto raccomandazione veneziana (sì, raccomandazione…), l’isola fornì equipaggio completo per ben 18 galee. La facoltosa famiglia Kallergi, di origine bizantina, provvide alla maggior parte delle spese in questione. Grazie alle cronache attendibili del tempo si sa come i greci servirono anche tra le file ottomane, soprattutto come marinai e rematori. Alcuni in modo volontario, altri meno.
Una cosa è certa: gli sforzi greci per giungere all’indipendenza dopo la sconfitta ottomana di quell’anno furono pressoché vani. Sebbene Don Giovanni d’Austria prese a cuore la causa greca, nulla si poté fare contro una forza, come quella ottomana, che non era ancora in procinto di crollare su se stessa, come accadrà due secoli dopo.