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Nella Columbia Britannica trovati insediamenti di nativi americani

Restiamo oltreoceano perché nella Columbia Britannica gli archeologi hanno trovato rovine e resti di insediamenti di nativi americani in precedenza mai rilevati. Si tratta di insediamenti di nativi risalenti a ben 4mila anni fa.

Cosa sappiamo degli insediamenti di nativi nella Columbia Britannica?

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Crediti foto: @Williams Lake First Nation

Sappiamo che nel Canada occidentale il popolo Secwépemc costruì una fiorente civiltà. Nel 2024, a causa di una frana, due popoli discendenti degli antichi Secwépemc, la Williams Lake First Nation e gli Esk’etemc, hanno portato avanti uno studio inerente il patrimonio culturale dei Secwépemc, in modo da tutelarne i siti presenti proprio nella Columbia Britannica.

Tale indagine si è concentrata soprattutto sulla zona che va da Hanceville alla foce del fiume Chilcotin, area comprensiva del famoso Farwell Canyon. In realtà da tempo si sa che in zona erano presenti insediamenti fiorenti dei Secwépemc. Tuttavia, lo studio attuale ha scoperto le rovine e i resti di parecchi insediamenti finora mai sospettati.

I ritrovamenti più interessanti sono quelli relativi alle case-fossa, in quanto più antiche delle piramidi. Il popolo Secwépemc, noto anche come Shuswap per i non nativi, era una nazione formata da 17 gruppi. Occupava la parte centro-meridionale della provincia della Columbia Britannica, in Canada. Gli antenati del popolo Secwépemc vissero nell’entroterra per almeno 10mila anni.

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Crediti foto: @ Bonnie Leonard (SNTC)

Quando entrarono in contatto con gli europei, verso la fine del XVIII secolo, occupavano già un ampio territorio. I diversi gruppi erano separati e indipendenti fra di loro, ma avevano un linguaggio comune, culture e credenze similari e un’alleanza politica che regolamentava l’uso delle terre e delle risorse, proteggendo al contempo anche i loro territori.

Si stima che il territorio tradizionale dei Secwépemc occupasse un’area di circa 180mila chilometri quadrati. In realtà gli archeologi da sempre sospettavano che potessero esserci più centri rilevanti di questa cultura, oltre ai quattro principali. Ma solo a seguito del nuovo studio, resosi necessario dopo la frana che ha messo a rischio molti dei siti di questo popolo, sono saltati fuori nuovi insediamenti.

Quello che ha stupito gli archeologi non è il fatto che ci fossero altri siti, ma che ce ne fossero così tanti e che alcuni di questi fossero così grandi. Considerate che nel 2024 gli archeologi hanno trovato 70 siti archeologici. Alcuni di questi erano già noti, ma molti erano sconosciuti finora.

Ben 31 di questi siti risalivano a prima del contatto con gli europei e 7 contenevano aree sacre come cimiteri, grotte con annessa arte rupestre. Incredibile come così tanta di questa storia sia finora rimasta per lo più nascosta.

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Crediti foto: @ Bonnie Leonard (SNTC)

Purtroppo, durante gli anni Sessanta dell’Ottocento, un’epidemia di vaiolo devastò questa comunità così fiorente. Molti dei sopravvissuti dovettero abbandonare questi villaggi, cercando rifugi in altri. Per esempio, molti trovarono riparo nei villaggi di Esk’etemc e Stswecem’c Xget’tem. O anche a ovest del fiume Fraser. Anzi, sappiamo che gli Esk’etemc avevano case a River Camp fino almeno al 1963, quando furono bruciate. Inoltre diversi avamposti della riserva Douglas andarono distrutti a causa di un’inondazione del fiume Chilcotin.

Ma non è terminata qui: la Fase 1 del piano è finita, adesso parte la Fase 2, quella della protezione e documentazione dei siti archeologici/culturali danneggiati dalla frana. Chissà quante altre cose salteranno fuori, nascoste finora nelle pieghe del tempo?