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homo naledi

L’Homo naledi seppelliva sì o no i suoi morti 250mila anni fa?

Ci sono nuove prove che indicano come l’Homo naledi, un parente ormai estinto degli esseri umani moderni, circa 250mila anni fa già seppellisse i propri morti. Ciò significa che la dibattuta controversia sulle sepolture sta tornando alla ribalta. Teorie consolidate, infatti, sostengono che solamente gli esseri umani moderni e i nostri cugini più prossimi, gli uomini di Neanderthal, adottassero tali pratiche. Ma a quanto pare anche c’era anche qualcun altro che lo faceva.

La controversia sulle sepolture dell’Homo naledi

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Crediti foto: @Mark Thiessen, National Geographic

La scoperta dell’Homo naledi risale al 2013, quando gli archeologi ne trovarono i primi resti nelle grotte Rising Star, in Sudafrica. Da allora, in un raggio di 4 chilometri, hanno trovate più di 1.500 ossa. L’Homo naledi era bipede, alto circa 1,5 metri e pesava sui 45 kg. Aveva mani agili e cervelli piccoli, ma complessi.

Nel 2017, uno studio pubblicato sulla rivista eLife aveva ipotizzato che anche l’H. naledi seppellisse di proposito i propri defunti, sfruttando per l’appunto il sistema di grotte della zona. Nel 2023, poi, il paleoantropologo Lee Berger, responsabile del programma Rising Star, aveva rinforzato tale affermazione presentando ben tre studi. Pubblicati su bio Rxiv, ecco che tali studi fornivano ulteriori prove in merito a queste sepolture intenzionali accompagnate da incisioni apposite sulle rocce.

homo naledi sepolture
Crediti foto: @Berger et al., 2023/National Geographic

Gli studi parlavano di due fosse poco profonde, di forma ovale, presenti sul pavimento di una caverna. Al loro interno erano presenti alcuni resti scheletrici. E in una delle sepolture era presente quella che poteva sembrare un’offerta funeraria. Si trattava di un manufatto in pietra trovato a contatto con le ossa della mano e del polso del defunto.

Tuttavia molti esperti non diedero credito a tale teoria. Secondo loro, infatti, le prime sepolture sarebbero più tardive, ad appannaggio dell’Homo sapiens.

Così i membri del progetto hanno raccolto ulteriori prove che hanno adesso pubblicato su eLife, insieme a nuove revisioni. Tali prove comprendevano la ricostruzione completa del modo in cui i corpi dell’Homo naledi erano giunti nelle grotte, con annessa cronologia che va dalla morte alla decomposizione.

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Crediti foto: @Berger et al., 2023/National Geographic

Un esperto, che nel 2023 aveva esaminato lo studio e lo aveva dichiarato inconcludente, leggendo i nuovi dati, è tornato sui suoi passi. Infatti ha ritenuto che adesso gli autori abbiano fornito delle prove sufficienti. Ma non tutti ancora concordano. Un secondo revisore, infatti, ha obiettato che servirebbero dati analoghi prodotti da altri team indipendenti.

E due dei tre studi del 2023 attendono ancora una revisione completa. Uno di questi suggeriva come l’Homo naledi avesse un comportamento complesso. Le incisioni sulle pietre erano frutto di un lavoro certosino. Prima i naledi levigavano la roccia, poi la incidevano con uno strumento di pietra. Alcune delle sepolture presentate nello studio si trovano direttamente sotto queste incisioni. Inutile dire che la diatriba prosegue fino a ulteriori prove.