Se cercaste una lista dei duchi, principi o sovrani che regnarono sulla Polonia medievale, notereste una particolarità. Alla voce “XIV secolo”, con il titolo di “Re di Polonia” troverete Edvige d’Angiò. Qualcosa non torna. Come è possibile che una donna, per di più a capo di un regno medievale così importante, sia riconosciuta ufficialmente come “re” e non come “regina”? A primo impatto verrebbe da pensare ad un banale errore, una svista dei funzionari regi nel momento dell’incoronazione. Ma ad uno sguardo più approfondito si scopre che quell’esatto titolo, volutamente lasciato al maschile, celava una motivazione giuridica, oltre che culturale, affatto ignorabile. Ho il vostro interesse? Sperando di sì, procediamo.

Anzitutto cerchiamo di capire chi fosse Edvige d’Angiò e come ci finì sul trono polacco. Edvige nacque a Buda, capitale del Regno d’Ungheria, nel 1374. Suo padre era Lugi d’Ungheria, detto il Grande, mentre sua madre era la bosniaca Elisabetta Kotromanić. Senza far troppa confusione con le linee dinastiche, venga qui specificato che Edvige, benché appartenesse alla Casa degli Angioini, in sé scorreva anche il sangue dei Piasti, la dinastia che unificò il Regno di Polonia nel 1320. Ora, i Piasti mantennero la corona fino al 1370, anno in cui l’ultimo sovrano della stirpe, ovvero Casimiro III, morì senza legittimi eredi maschi. Per la classica girandola di sangue e dei vincoli matrimoniali, sul trono di Polonia ci finì Luigi d’Angiò, già re d’Ungheria (il papà di Edvige).
Resistete ancora un secondo, perché manca poco all’entrata in scena della nostra protagonista. Luigi d’Ungheria si spense nel 1382, scegliendo sua figlia maggiore Maria come erede, sia del trono polacco che di quello ungherese. Ciò era stato accettato dalla influente nobiltà polacca in seguito al Privilegio di Koszyce, una serie di accordi che da una parte lasciavano grande autonomia di governo all’aristocrazia locale e dall’altra permetteva a Luigi di unire nella sua persona le due corone di Ungheria e Polonia, ma soprattutto garantiva ad una delle sue figlie l’eredità del titolo reale. Un compromesso bello e buono che i nobili non vollero rispettare con Maria. Morto il re, caduto il vincolo in poche parole.

La fazione nobiliare ostile fece il diavolo a quattro pur di non lasciare a Maria e a suo marito Sigismondo (futuro sacro romano imperatore) le redini del regno. Addirittura una sollevazione decretò l’espulsione dei due papabili sovrani. Ed è a questo punto, nel 1384, che entra in gioco lei, Edvige d’Angiò, sorella minore di Maria. All’epoca dei fatti Edvige aveva solamente 10 anni, ma fu lo stesso scelta dall’effervescente nobiltà polacca come erede al trono. Perché lei sì e la sorellona no? Beh, data la minore età della sovrana (o per meglio dire “del sovrano”), era necessario istituire una reggenza. Quest’ultima sarebbe passata nelle mani di un principe polacco imparentato. Sempre meglio di due reali ungheresi, anche un po’ tedeschi e un po’ francesi…

Qui giungiamo al succo dell’intera questione. Quando Edvige d’Angiò salì al trono di Polonia, lo fece in veste di re e non di regina. Il motivo è da ricercarsi nelle tradizionali leggi polacche. Il titolo di “rex” (come veniva indicato secondo nomenclatura latina) aveva uno specifico valore giuridico, in quanto riferito al detentore di un potere supremo incondizionato dal genere. Al contrario “regina consors“, ovvero “regina consorte”, veniva applicato al consorte reale, che fino ad allora era sempre stata una donna e non un uomo. Rispettando la legge, il consiglio incaricato dell’incoronazione decretò Edvige d’Angiò come “Rex Poloniae“ (Re di Polonia), in modo da rafforzare la sua autorità.

L’escamotage serviva indirettamente ad affermare un secondo, ma non meno importante, aspetto. Indipendentemente da chi Edvige avesse sposato, l’assoluta dignità regia restava nelle sue mani, non potendo essere trasmessa ma al massimo condivisa. È su questo dettaglio che si costruì la storia successiva della Polonia.
Due anni dopo, nel 1386, Edvige re di Polonia sposò Jogaila granduca di Lituania. Quest’ultimo, convertitosi al cattolicesimo romano per l’occasione, prese il nome di Ladislao, anch’egli re di Polonia come Ladislao II Jagellone. Così facendo non si intaccarono i diritti dinastrici di Edvige, visti gli accordi prematrimoniali che giocavano a favore della Polonia (Unione di Krewo; un giorno ci torneremo). L’atto strategico, progenitore dell’unione confederativa tra Polonia e Lituania del 1569, servì a Edvige d’Angiò per regnare (quasi) senza ostacoli di sorta fino al 1399, anno della sua dipartita.