Almanacco del 21 marzo, anno 1960: in Sudafrica si consuma il massacro di Sharpeville. Il National Party spadroneggia e perpetra separazione razziale e altre forme di violenza, latente o manifesta. I cittadini di colore decidono di insorgere e di scrivere, con il loro sangue innocente e acceso, una pagina di storia da far leggere alle future generazioni.

A organizzare quello sciopero, nella primavera del 1960, sarà il Pan Africanist Congress, partito politico sudafricano sorto appena un anno prima. Il partito segregazionista al governo stava per varare la pass law, ovvero la “legge del lasciapassare”, ufficialmente chiamata Urban Areas Act. Si trattava, abbastanza chiaramente, di un’altra legge basata su una solida politica di discriminazione razziale.
Il testo in programma prevedeva infatti l’obbligo, solo per i neri sudafricani chiaramente, di esibire uno speciale lasciapassare in caso di controllo della polizia in una zona riservata ai bianchi. Solo coloro i quali avevano un impiego regolare in quella specifica area dunque potevano ottenere il pass e dunque la possibilità di circolare liberamente.

In quella che oggi è la provincia del Gauteng, alle 10 del mattino del 21 marzo si radunarono migliaia di manifestanti. I numeri li stimano tra i 5.000 e i 7.000, tutti pronti a lottare per difendere quel minimo di libertà che ancora gli restava. I manifestanti attuarono una forma di protesta coraggiosissima: intimarono alla polizia di arrestarli poiché tutti sprovvisti di lasciapassare. Un’inversione delle logiche tradizionali che fece andare su tutte le furie le autorità.
Quest’ultime provarono in vari modi a dissuadere gli scioperanti: dai blindati ai cacciabombardieri in volo sopra i cieli. Niente, a Sharpeville non c’era resa alcuna senza combattere. La mattinata diventava mezzogiorno, il sole si spostava alto nel cielo ma la notte già si avvicinava. Era la notte nera della morte, silenziosa e sempre presente. Erano le 13:15, un orario nefasto bloccato nel cuore di chi partecipò a quella manifestazione.

La polizia aprì il fuoco sulla folla disarmata: fu una tragedia anche per i discutibili dati ufficiali. 70 i morti riportati, fra cui 8 donne e 10 bambini. Sangue innocente che irrorò i campi della futura libertà. Purtroppo il seguito della vicenda fu ancora più tragico con le tensioni che raggiunsero il loro acme e il governo che dichiarò la legge marziale arrestando oltre 18.000 persone. Ma una nuova alba arriverà per il Sudafrica, anche se si farà attendere ancora a lungo.