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La battaglia di Parabiago: lo scontro che oscurò per secoli la fama di Legnano

La battaglia di Parabiago: lo scontro che oscurò per secoli la fama di Legnano

La storia dell’Italia medievale è costellata di guerre, battaglie, scontri locali o estesi, diplomazie segrete e accordi dall’enorme nonché indubbia portata. Episodi bellici e affini che in sostanza hanno definito le dinamiche dell’epoca in cui si sono verificati. Alcuni basta solo nominarli per far accendere la proverbiale lampadina ai lettori/ascoltatori: dalle battaglie di Tagliacozzo, Campaldino, del Garigliano, passando alle varie paci, di Lodi come di Caltabellotta. Non servono puri medievisti o caparbi appassionati per capire cosa intendo. Poi ci sono eventi che, per infiniti motivi, detengono un’importanza smisurata per una manciata di secoli, salvo poi essere “dimenticati” o comunque svalutati al cospetto della Storia con la “S” maiuscola”. Uno di questi è senza dubbio la battaglia di Parabiago del 1339. Contingenza che per secoli nelle cronache milanesi superò in fama e risonanza un altro scontro, affatto secondario, come quello di Legnano. Come è possibile? Siamo qui per scoprirlo.

La battaglia di Parabiago: lo scontro che oscurò per secoli la fama di Legnano

La battaglia di Parabiago, combattuta il 21 febbraio 1339, cadde in un momento storico delicatissimo per Milano e per i suoi signori, i Visconti. I primi decenni del XIV secolo furono di transizione e instabilità per Milano. La città sotto il dominio visconteo si stava evolvendo da comune a signoria; al contempo cercava di imporsi come principale potenza regionale, in una Lombardia fino ad allora frammentata, contraddistinta da un complesso sistema di alleanze ed accordi. Signore di Milano era dal 1329 Azzone Visconti, il quale ebbe il merito di tracciare la strada verso il consolidamento del potere, solco che avrebbero seguito i suoi immediati e prossimi successori.

Azzone Visconti dovette far fronte a minacce esterne (particolarmente intensa fu quella dei Della Scala di Verona) e in maggior misura a quelle intestine. Suo zio, Lodrisio Visconti, aveva le sue buone ragioni per odiare il parente signore di Milano. Infatti quando Azzone assunse le redini del potere, lo fece spartendosi i conseguenti privilegi con l’arcivescovo Giovanni Visconti e con il condottiero Luchino Visconti. A tutti gli effetti si formò un triumvirato nel quale Lodrisio era l’uomo di troppo. In esilio presso gli scaligeri, egli attese il momento giusto per vendicarsi e sovvertire l’ordine costituito nella signoria milanese.

battaglia di Parabiago Azzone Visconti

L’attimo giusto fu per lui nella tarda invernata del 1339. In febbraio sia Azzone che Lodrisio misero a frutto i due sistemi di alleanze nel frattempo costruite. La particolarità però stava nell’esercito del ribelle Lodrisio, il quale sfruttò una decisione gravida di conseguenze del cugino Azzone. Il signore di Milano, ottenendo l’alleanza dei Savoia, degli Este, così come di Mantova, Bologna e Aquileia, licenziò i contingenti mercenari di cui sino ad allora si era servito. Si trattava di circa 7.000 uomini, soprattutto tedeschi e svizzeri, sotto il comando di due capitani di ventura che negli anni a venire misero a ferro e fuoco il centro-nord della penisola: il Conte Lando (Konrad von Landau) e il Duca Gaurnieri (Werner von Urslingen).

Sotto il loro comando operativo si formò la Compagnia di San Giorgio. Fu una delle prime compagnie mercenarie a salire alla ribalta in Italia. Fecero scuola, insomma. Partendo dal Veneto, Lodrisio mirò con il suo esercito Milano. Saccheggiò le campagne bresciane e bergamasche, costringendo alla fuga le genti del posto. Questa prima parte delle operazioni arrise a Lodrisio Visconti, il quale si fregiò anche di qualche vittoria minore contro delle formazioni armate fedeli ad Azzone. Ma allora come reagì quest’ultimo? Pose a capo del suo esercito composito lo zio Luchino Visconti, rinomato condottiero. Invece lui, debilitato dalla gotta, rimase a difesa di Milano.

battaglia di Parabiago Luchino Visconti

Ora, Luchino Visconti conosceva benissimo il mestiere delle armi e diede prova di ciò nei giorni antecedenti alla battaglia di Parabiago. Con il grosso dell’esercito si acquartierò a Nerviano; posizionò l’avanguardia a Parabiago e la retroguardia a Rho. Il 21 febbraio Lodrisio attaccò per primo, prendendosela con l’avanguardia di Luchino. Ebbe la meglio. Addirittura arrivò a fare temporaneamente prigioniero il Visconti avversario, che legò ad un albero fino a nuovi ordini. Quando lo scontro si spostò verso le campagne tra Parabiago e Nerviano, arrivarono i rinforzi a salvare la situazione per Luchino.

battaglia di Parabiago intervento miracoloso Sant'Ambrogio

In quell’esatto momento s’inserisce la leggenda, che rende la battaglia di Parabiago ancora più suggestiva. Da tradizione i rinforzi milanesi poterono contare su un aiuto formidabile, divino oserei dire: Sant’Ambrogio in carne ed ossa. Il santo in abito bianco sarebbe calato dal cielo cavalcando un cavallo e brandendo lo staffile. Una visione che terrorizzò le unità mercenarie di Lodrisio e che affidò la vittoria ai Visconti di Milano. Da quell’anno fino al 1581 ogni 21 febbraio si celebrò l’evento con una processione di fedeli da Parabiago a Milano.

battaglia di Parabiago estensione dominio Visconti

Sant’Ambrogio a parte, Parabiago decretò l’assoluto predominio dei Visconti su Milano. Servì a dimostrare la forza della casata, la sua resilienza anche di fronte a tentativi così espliciti di sedizione. Lodrisio venne fatto prigioniero (anche se dopo 10 anni di cattività venne liberato dal magnanimo fratello Giovanni), mentre qualche mese dopo Azzone morì, consegnando le chiavi di Milano a Luchino e all’arcivescovo Giovanni. Le cronache milanesi bassomedievali, così come quelle rinascimentali, diedero una rilevanza immensa all’episodio, considerato il vero punto di inizio della scalata viscontea e delle fortune di Milano, che si farà ducato nel 1395 per concessione imperiale.