Almanacco del 12 marzo, anno 1940: alti rappresentanti di Finlandia e Unione Sovietica firmano il Trattato di Mosca, con il quale si conclude dopo 105 giorni di combattimenti la guerra d’inverno (30 novembre 1939 – 12 marzo 1940). Il conflitto armato decretò una sorta di “vittoria” (seppur con tutti i distinguo del termine) sul campo per la Finlandia, ma un “successo” dell’Unione Sovietica sul tavolo delle trattative. La guerra d’inverno rappresentò uno di quei particolari casi in cui i risultati ottenuti sul campo di battaglia non coincisero con le clausole stipulate dalla pace.

La guerra tra Finlandia e Unione Sovietica scoppiò per delle pretese territoriali russe. A Mosca temevano che, in caso di guerra con la Germania nazionalsocialista, quest’ultima avrebbe tentato una penetrazione in territorio sovietico dal confine finnico. Il timore era accresciuto dal fatto che a poca distanza dal confine si trovasse la seconda città più importante dell’URSS, Leningrado (l’odierna San Pietroburgo). Chiaramente le ragioni che portarono i vertici militari sovietici ad invadere la Finlandia – senza formale dichiarazione di guerra – furono anche altre. Ad esempio non è da sottovalutare il valore strategico-industriale che alcune aree meridionali dello stato nordico possedevano.

Durato poco più di tre mesi, il conflitto vide l’Unione Sovietica fallire nel suo intento principale: conquistare l’intero territorio nemico e trasformarlo in uno stato fantoccio filo-sovietico. Nonostante l’immensa disparità di forze e risorse, la Finlandia riuscì in un miracolo bellico. Nei mesi di guerra perse solo una piccola percentuale del suo territorio nazionale. Inflisse dei danni tremendi all’Armata Rossa. I dati che gli storici ritengono essere più attendibili parlano di oltre 160.000 morti russe, contro le 25.000 finlandesi. Sfruttando punti a favore come la conoscenza del territorio e la messa a punto di tattiche di guerriglia, il piccolo ma tenace esercito finlandese tenne a bada quello sovietico, impreparato per non dire impacciato sulla gelida landa finnica.

Era ovvio, tuttavia, che sul lungo periodo Mosca avrebbe avuto la meglio, vista la disponibilità pressoché illimitata di risorse militari, umane ed economiche. Influì anche l’arrivo della primavera e la perdita del fattore ambientale ad esclusivo sfavore delle truppe finlandesi. Il comandante in capo dell’esercito il maresciallo Mannerheim comprese ciò e dunque accettò di sedersi al tavolo delle trattative. I negoziati iniziarono il 29 febbraio mentre i russi bombardavano Vyborg. Il 6 marzo una delegazione finlandese si recò a Mosca. Del gruppo facevano parte il primo ministro Ryti, l’ambasciatore finlandese presso l’URSS Paasikivi, il generale Walden e l’ex ministro degli affari esteri finlandese Voionmaa. Meno di una settimana dopo si arrivò all’accordo.
Il Trattato di Mosca fu firmato il 12 marzo 1940; entrò in vigore il giorno dopo, il 13 marzo. Per parte sovietica i firmatari furono il ministro degli affari esteri Molotov, il presidente del soviet supremo russo Ždanov e il comandante dello stato maggiore sovietico Vasilevskij. Le condizioni di pace furono abbastanza stringenti per la Finlandia, considerando quanto dimostrato durante la guerra d’inverno. A Mosca andò un 10% del territorio finlandese. Nello specifico i sovietici ottennero:
- L’Istmo di Carelia, compresa Vyborg (Viipuri), la seconda città più grande della Finlandia.
- Parte della regione di Salla e la costa settentrionale del lago Ladoga.
- Le isole nel Golfo di Finlandia.
- La penisola di Hanko, concessa ai russi in affitto per 30 anni per costruire una base navale.

La Finlandia ottenne la possibilità di condurre un’ordinata evacuazione di più di 400.000 cittadini dalla Carelia. Mantenne la sua indipendenza, ma covò un aspro risentimento verso delle clausole considerate ingiuste. Queste ed altri ragioni portarono la Finlandia verso posizioni filo-tedesche. Nel 1941, con l’Operazione Barbarossa, la Finlandia si affiancò al Terzo Reich in veste di cobelligerante in quella che poi è passata alla storia come “guerra di continuazione“.