Seguaci della mitologia greca, dei Cavalieri dello Zodiaco e di Pollon, venite a me. Oggi andremo a parlare di Artemide, dea della caccia, della natura selvaggia della luna (per gentile concessione di Selene) e divinità alquanto suscettibile e permalosa. Da ricordare: mai andare nella foresta nei giorni previsti per il bagno di Artemide, se non volete incorrere nelle ire della vendicativa dea.
Artemide, chi era e miti a lei collegati

Ma chi era Artemide? Nota anche come Artemis e con svariati epiteti fra cui Agrotera, Cynthia, Daphnia, Delia, Ortigia, Phoebe e Potnia Theron, era una divinità della mitologia greca. Dea della caccia, della natura selvaggia, degli animali selvatici, della foresta, del tiro con l’arco, dell’iniziazione femminile e della luna, ecco che era anche venerata come la protettrice della pudicizia e della verginità.
Artemide era progenie di una delle innumerevoli scappatelle di Zeus. Infatti era la figlia del re degli dei e di Leto o Latona, nonché sorella gemella di Apollo. Latona, a sua volta, era una Titanide, figlia dei titani Febe e Ceo.
La leggenda vuole che, al momento del parto, Zeus allontanasse Latona temendo le ire della moglie Era. Solo che nessuno voleva ospitarla, proprio per paura della regina degli dei. Latona, inseguita dal serpente Pitone, riuscì a trovare poi riparo presso l’isola di Delo, dove nacquero Artemide e Apollo.
Artemide fa parte dei dodici principali dei dell’Olimpo. Oltre a essere la dea della caccia, delle foreste e degli animali selvatici, divenne anche la personificazione della Luna crescente (Selene era la Luna piena, mentre Ecate la Luna calante).
Come Atena ed Estia, era una dea vergine, non si sposò mai. Armata solitamente di arco e frecce d’oro, viveva nei boschi insieme ai suoi cani e alle sue ninfe. Venerata dagli Etruschi come Artume e dai Romani come Diana, ecco che sono diversi i miti che la vedono protagonista. E tutti hanno un comun denominatore: mai farla arrabbiare. E mai spiarla mentre fa il bagno.
Il mito della nascita di Artemide – Abbiamo già visto come Artemide (e il gemello Apollo) sia figlia di Zeus e Latona. Ebbene, il mito sostiene che fosse la maggiore, nata prima di Apollo e che, anzi, dopo la nascita, funse da levatrice per il fratello. Alcune versioni sostengono che la coppia di gemelli divini sia nata a Delo, altri ad Ortigia. E in alcune di esse Delo e Ortigia sarebbero la medesima isola, mentre in altre sono isole diverse.
La ninfa Callisto fa arrabbiare Artemide – Sappiamo che Artemide era sempre accompagnata da giovani e bellissime ninfe che cacciavano insieme a lei. E come lei queste cacciatrici dovevano rimanere vergini. Almeno, se Zeus non passava nei dintorni. Una di queste ninfe era Callisto e, per sua sfortuna, fu notata da Zeus, il quale la violentò e la mise incinta. Scoprendo che Callisto aspettava un figlio, Artemide si infuriò. Ma non col padre, bensì con la sfortunata Callisto.
A questo punto le diverse versioni differiscono su quale sorte toccò a Callisto. Alcuni sostengono che Artemide la trasformò in orso, altri che fu un altro dio a trasformarla in orso. Animale che fu poi colpito e ucciso dalla stessa Artemide. Secondo le Metamorfosi di Ovidio, invece, Artemide si limitò a bandire Callisto e fu poi Era a trasformarla in orso. Salvo poi essere uccisa dal figlio Arcas che, andando a caccia, non si rese conto che quell’orsa era la madre.
Artemide si arrabbia anche con Orione – Praticamente la storia di Artemide è quella di un’arrabbiatura permanente. Secondo alcune versioni, Orione era un compagno di caccia di Artemide. Un giorno questi la offese e lei lo uccise. Prendere nota: mai offendere Artemide. Non si sa esattamente quale fosse l’offesa originaria. Qualcuno sostiene che la sfidò in una gara col disco, altri che cercò di violentarla.
C’è anche chi dice che fosse reo di essersi innamorata di Eos, dea dell’alba e che Artemide lo uccise per gelosia. Un altro mito racconta che Artemide fosse innamorata di Orione. Apollo, temendo che questo amore potesse portarla a infrangere il suo voto di castità, decise di tenderle un tranello. Mentre Orione stava nuotando in mare, ecco che Apollo scommise con la sorella che non sarebbe riuscita a colpire quell’oggetto nero in mare.
Artemide accettò la sfida e, per qualche motivo, la sua divina vista non si accorse che quello in mare era una persona che nuotava e non un oggetto. Così scoccò la freccia e uccise sul colpo Orione. Quando il corpo arrivò a riva, si rese conto di quello che aveva fatto e trasformò Orione nell’omonima costellazione.

Artemide si offende pure con Niobe – Niobe era la figlia di Tantalo. Un giorno la donna si vantò di quanto fosse fortunata ad aver più figli di Latona (lei ne aveva dodici o quattordici, mentre Latona solo due). Così Latona si offese (ecco da chi Artemide ha preso il caratterino permaloso) e chiese ai figli di vendicare il suo onore. Detto fatto e Artemide uccise tutte le figlie femmine di Niobe, mentre Apollo tutti i figli maschi.
Niobe, disperata per la perdita dei figli, pianse così tanto che le sue lacrime divennero un fiume e lei si trasformò in pietra. E sul monte Sipilo c’è ancora oggi una pietra che, se vista alla giusta distanza e angolazione, sembra essere una donna che piange.
Artemide si offende anche con Atteone – Atteone era il nipote di Cadmo e un abile cacciatore, addestrato niente meno che da Chirone. A seconda della leggenda, Atteone incappò in Artemide nel momento in cui faceva il bagno. Le versioni variano: in una si dice che Atteone cercò di violentare la dea, nell’altra che si limitò a guardarla visto che erano finiti nella medesima sorgente dopo una sessione di caccia. C’è anche chi sostiene che fosse un servitore di Artemide e che la spiasse di proposito.
Tutte le versioni, però, concordano col sul destino: per impedirgli di raccontare ciò che aveva visto, prima lo trasformò in cervo e poi lo fece inseguire dai suoi stessi cani da caccia, i quali lo sbranarono a morte.
Artemide contro gli Aloadi, i figli di Aloeo – Gli Aloadi erano Oto ed Efialte, figli di Poseidone (a volte considerati figli adottivi) e di Iphimedeia, una donna mortale. Il patronimico Aloadi deriva dal fatto che, tecnicamente parlando, la madre era la moglie di Aleo, principe tessalo. Dei veri e propri giganti, ecco che a nove anni erano alti quanto un palazzo di cinque piani.
E cosa decisero di fare? Di rovesciare gli dei, of course. Accatastarono diverse montagne, in modo da salire fino in cielo. Poi minacciarono di gettare montagne nel mare, in modo da far diventare il mare la terra e la terra il mare. Insomma, erano fissati con le montagne. Alcune fonti sostengono che, a questo punto, fu Apollo a fermare tutta questa passione montana, uccidendoli. Ma c’è anche chi sostiene che tentarono pure di sedurre Era e Artemide. Ma quest’ultima si travestì da cervo e saltò in mezzo ai due giganti. I due cercarono di infilzare la dea con le lance, ma mancarono clamorosamente il bersaglio, uccidendosi a vicenda.
Artemide, Afrodite, Ippolito e Fedra – Ippolito era il figlio di Teseo e Antiope, la sorella di Ippolita, la regina delle Amazzoni. Fedra, invece, era la sorella di Arianna, la principessa che aiutò Teseo a superare il Labirinto e il Minotauro. Sappiamo che Teseo, una volta terminata l’utilità di Arianna, la abbandonò su un’isola (la poveretta venne poi salvata da Dioniso). Esattamente come accaduto con Arianna, dopo un po’ Teseo perse interesse anche per la moglie Antiope. Infatuatosi proprio di Fedra, la sposò.
I protagonisti della vicenda ci sono tutti. Ippolito era un ragazzo che amava cacciare e non era per niente interessato al matrimonio. Anzi, era totalmente devoto al culto di Artemide. Solo che all’epoca i ragazzi adolescenti di solito passavano dall’adorazione di Artemide all’adorazione di Afrodite. Ma Ippolito non fece nulla di tutto ciò e fece così adirare Afrodite (una volta tanto che Artemide non si arrabbiava!). La dea dell’amore decise di maledire Fedra, la matrigna di Ippolito. In pratica fece in modo che Fedra desiderasse Ippolito. Costui la respinse e la donna, colma di vergogna, si uccise.
Ma non prima di aver lasciato un bigliettino a Teseo, per vendicarsi del rifiuto del figliastro. Nel biglietto sosteneva che Ippolito l’avesse violentata. Così Teseo, accecato dalla rabbia, chiese a Poseidone di vendicarsi di Ippolito. E il dio lo fece. Mentre Ippolito guidava il suo carro, ecco che Poseidone gli mandò contro un toro dal mare. I cavalli si spaventarono, Ippolito cadde e morì. Un finale alternativo, però, sostiene che Artemide salvò Ippolito, portandolo da Asclepio in modo da farlo resuscitare dalla morte. Poi lo portò al sicuro in Italia.
Artemide, Afrodite, Ippolito e Adone, Parte seconda – Secondo Euripide, però, la storia non finì qui. Artemide, infatti, avrebbe giurato di vendicare la morte di Ippolito uccidendo uno degli amanti di Afrodite. La scelta ricadde su Adone, figlio di Mirra e del re Cinira di Cipro. La nascita di Adone fu alquanto strana. In pratica, come fatto con Fedra, Afrodite maledisse Mirra affinché desiderasse il padre. Da tale incesto Mirra rimase incinta. Trasformata in albero, ecco che dopo un po’ dalla pianta germogliò un bellissimo bambino, Adone.
Afrodite si innamorò subito del giovane e insieme andavano a caccia sulle montagne. Tuttavia, a differenza di Artemide, Afrodite teneva Adone lontano da pericoli e predatori. Ma un giorno in cui Afrodite era assente, ecco che Artemide colse l’occasione per inviare un cinghiale che infilzò Adone, uccidendolo.
Artemide e Ifigenia – Sappiamo tutti di Elena, del rapimento da parte di Paride e di Agamennone che incitò i Greci ad andare in guerra contro Troia per vendicare l’onore ferito del fratello Menelao e di tutti i Greci. Solo che, al momento di salpare, i venti caddero. La flotta greca rimase bloccata per giorni prima che l’indovino Calcante capisse che era tutto frutto dell’ira di Artemide.
La dea, infatti, era arrabbiata con Agamennone per due motivi. In primis, una volta, durante una battuta di caccia, si vantò di aver colpito un cervo con un tiro che neanche la dea avrebbe potuto fare. E già questo bastava a far inferocire la permalosa dea. Solo che non sapeva che quella era la goccia che fece traboccare il vaso. Perché la dea era già abbastanza arrabbiata con la sua dinastia visto che l’antenato Atreo non le aveva mai sacrificato il promesso agnello d’oro.
Così Artemide impedì ai venti di levarsi, bloccando la flotta greca. L’unico modo per chiedere perdono alla dea era quello di prendere la figlia più bella di Agamennone e sacrificarla sull’altare, come un agnello. Così Agamennone mandò Ulisse a prendere con l’inganno Ifigenia. L’astuto Ulisse convinse Clitemnestra, la moglie di Agamennone, a mandare la figlia dal padre inventandosi che era stata promessa in sposa ad Achille. E poi ci si chiede perché Clitemnestra fosse così ansiosa di uccidere il marito al suo ritorno dalla guerra di Troia!
Comunque sia, Ifigenia arrivò all’altare convinta di dover sposare Achille, il più valoroso dei Greci, salvo scoprire che qui l’attendeva il padre per ucciderla. Cosa che Agamennone credette di fare. Perché nel momento in cui Agamennone sferrò il colpo fatale, Artemide, impietosita dal destino della povera Ifigenia, la sostituì con un cervo e la portò nella Tauride, dove Ifigenia divenne la sua sacerdotessa.

Artemide c’è nell’Iliade? – Tecnicamente sì, anche se compare poco. Fa qualche sporadica apparizione tifando per i Troiani, ovviamente. Per esempio, ad un certo punto Apollo salva Enea ferito durante un combattimento e lo porta in un santuario a Pergamo. Qui Enea è guarito proprio da Artemide e dalla madre Latona.
Qualche tempo dopo, mentre Achille arriva sul campo per combattere i Troiani, ecco che Zeus dà il “libera tutti”, dicendo agli altri dei che potevano scendere a schierarsi così volevano. Così ecco che a sinistra del campo abbiamo Artemide, Apollo, Ares e Afrodite con i colori dei Troiani, mentre sul lato destro abbiamo Era, Poseidone, Atena, Ermes ed Efesto con i colori dei Greci. Gli unici a non partecipare furono Zeus, Demetra e Ade.
Ovviamente ciascun dio si scontrò con un’altra divinità avversaria. Poseidone se la prese con Apollo, Atena con Ares, Hermes affrontò Latona, Efesto si mise contro il dio fluviale Xanto e Artemide andò contro Era. Apollo e Poseidone, però, arrivarono ad accordarsi, ma Artemide non gradì la cosa e rimproverò il fratello. Così Era sgridò Artemide, decidendo di darle una dimostrazione della differenza dei loro poteri. Alla regina degli dei piaceva proprio vincere facile.
Era serrò i polsi di Artemide e iniziò a colpirla con l’arco e le frecce dell’altra dea. Piangendo, Artemide scappò dal campo di battaglia, abbandonando le sue armi e andando a piangere da Zeus.