Filippo II il Macedone è uno dei sovrani più celebri della storia di questo regno, preceduto nella fama solamente da suo figlio: Alessandro Magno. Infatti, grazie al genio di questo brillante stratega, la Macedonia cessò di essere una realtà marginale, trasformandosi in una protagonista nel contesto del Mediterraneo. Infatti, i Macedoni scesero in Grecia, sottomettendola militarmente. Da queste premesse poi Alessandro porterà la Macedonia a dotarsi di uno degli imperi più estesi della storia. Il punto di forza del nuovo sovrano era soprattutto la sua grande preparazione in campo militare. Infatti, fu lì che introdusse alcune delle sue riforme più importanti. Come, ad esempio: introdurre delle nuove catapulte a torsione, potenti ed efficaci. Aumentò il numero dei cavalieri, da 600 a 2800. Integrò nell’esercito macedone nuovi combattenti provenienti dalle terre conquistate.
Come ad esempio: tessalici, contingenti traci, peoni e illirici, mercenari greci. Per dare la giusta carica alle sue truppe, Filippo II condivideva con i suoi uomini le fatiche e i pericoli di ogni battaglia. Cosa che che nel corso degli anni gli causò numerose ferite (tra cui la perdita di un occhio nel 354 a.C.). Inoltre, i nuovi territori acquisiti con la sua politica espansionista resero possibile non solo pagare il suo esercito molto bene, ma anche ricompensare i soldati con ampi appezzamenti di terreno. In questo modo, il sovrano macedone passò dall’avere un esercito che lavorava solo al di fuori della stagione agricola a creare un esercito fedele che si dedicava a tempo pieno all’ampliamento del regno macedone.
la vera rivoluzione militare operata da Filippo II fu la riorganizzazione delle truppe di fanteria per creare la falange macedone, grazie alla quale l’esercito macedone acquisì una capacità di manovra e di scorta che lo rese superiore ai suoi nemici.
L’unità di base della falange macedone era il sintagma, composto da sedici file di sedici uomini. Ognuno di questi soldati indossava un elmo di metallo, un piccolo scudo, una spada corta, una corazza di lino o di metallo e i ciccioli. Tuttavia, la loro arma principale era un’enorme lancia, la sarissa, lunga fino a sei metri e pesante sette chili, che permetteva al falangista che la portava a due mani di colpire il nemico prima che questi potesse avvicinarsi e usare le sue armi corte.