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Quel monaco sepolto in catene a Gerusalemme in realtà era una donna

Questa scoperta archeologica vicino a Gerusalemme è alquanto singolare. Quello che si pensava essere il corpo di un monaco del V secolo sepolto con delle catene in realtà era il corpo di una donna. Non un monaco, dunque, ma una monaca a quanto pare. Dedita comunque anche lei alla pratica dell’automortificazione, vista la presenza di catene di ferro.

Il curioso caso del monaco/monaca sepolto con le catene

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Crediti foto: @Kotli, et.al/ Journal of Archaelogical Science: Reports

L’analisi dello smalto dei denti ha lasciato spazio a pochi dubbi: quel corpo apparteneva a una donna. Il che modifica un po’ quanto si sapeva sulle prime pratiche cristiane nel tardo periodo romano. Nello studio pubblicato sul Journal of Archaelogical Science: Reports, ecco che gli autori hanno ricordato come il Tardoantico, subito dopo che il Cristianesimo divenne la religione di stato dell’Impero Romano nel 380 d.C., ecco che si verificarono diversi cambiamenti nel modo in cui esprimere la fede nel Vicino Oriente.

Tali cambiamenti, scatenati dalla presenza di martiri e monaci cristiani, crearono una vera e propria proliferazione di monasteri dove spesso si attuava la pratica dell’ascetismo. La scoperta che quel corpo non apparteneva a un monaco asceta, bensì a una donna, ha fatto sorgere qualche domanda. Quella donna era un’eccezione alla regola, visto che di solito gli asceti erano uomini? O all’inizio anche ad alcune donne venne permesso di essere asceti praticanti?

Il corpo in questione si trovava all’interno di un monastero romano costruito in un lasso temporale inquadrato fra il 350 e il 650 d.C., situato nella zona di Khirbat-el-Masani, a pochi chilometri dalla Città Vecchia di Gerusalemme. Diverse le sepolture riportate alla luce, fra cui spiccava quella di uno scheletro legato con pesanti catene di ferro. Tali catene erano composte da grandi anelli di metallo avvolti attorno al collo, alle braccia e alle gambe. Pesavano diverse decine di chili e tutto ciò ha fatto pensare che fossero usate proprio durante alcune pratiche di autocontrollo ascetico.

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Crediti foto: @Kotli, et.al/ Journal of Archaelogical Science: Reports

Effettivamente a quel tempo, una delle pratiche di ascetismo più gettonate, era quella che prevedeva di avvolgere delle pesanti catene di metallo attorno al corpo, in modo da limitarne la mobilità. Un’altra pratica comune, se interessa, era quella degli stiliti che vivevano in cima a un pilastro mentre predicavano, pregavano e digiunavano.

Purtroppo i resti trovati nella sepoltura non si sono conservati benissimo. Ma nonostante questo, l’esame di tre vertebre cervicali e di un singolo dente ha permesso di determinare che si trattava del corpo di un individuo adulto di età compresa fra i 30 e i 60 anni. E l’analisi del DNA non ha trovato tracce di cromosoma Y, confermando che quello era il corpo di una donna. Questa scoperta sfida le convinzioni secondo le quali le pratiche ascetiche così estreme fossero di esclusivo appannaggio maschile. Questo anche se esistono altre prove che indicano come le donne non fossero del tutto escluse dalle pratiche ascetiche.

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Crediti foto: @Kotli, et.al/ Journal of Archaelogical Science: Reports

Storicamente parlando, alcuni testi scritti rivelano come le donne dell’Impero Romano si dedicarono all’ascetismo già nel IV secolo d.C. Per esempio, Melania la Maggiore e la nipote Melania la Romana rinunciarono a ricchezze e agi per inseguire la purezza spirituale. Possibile che la sorpresa della scoperta di una donna asceta di tale portata indichi più che altro una tendenza all’interno della storia della religione a trascurare le donne nonostante il loro ruolo cruciale in molte pratiche e correnti religiose.