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Quando russare ti salva la vita: l'incredibile vicenda dell'assedio all'ambasciata iraniana di Londra

Quando russare ti salva la vita: l’incredibile vicenda dell’assedio all’ambasciata iraniana di Londra

Chi l’avrebbe mai detto: russare delle volte può salvarti la vita. Vorrei tanto fosse un’invenzione, una barzelletta, una distorsione volontaria e divertente di una storia tutt’altro che spiritosa, visto che in quella primavera 1980 a Londra, in occasione dell’assedio all’ambasciata iraniana, ci scappò purtroppo il morto. Perciò aguzzate la vista perché questa che vi sto per raccontare è una storia vera, comprovata da testimonianze dirette e da rapporti stilati dalle autorità competenti.

Quando russare ti salva la vita: l'incredibile vicenda dell'assedio all'ambasciata iraniana di Londra

Dal 30 aprile al 5 maggio 1980 Londra, l’Inghilterra e il mondo intero trattennero il respiro. Sei estremisti del Fronte Rivoluzionario Democratico per la Liberazione dell’Arabistan irruppero nell’ambasciata iraniana situata a Princes Gate, nel quartiere di South Kensington. Pesantemente armati e con intenzioni sia intimidatorie che ricattatorie, i terroristi annunciarono fin dal primo momento quale fosse il loro scopo. Essi intendevano perorare la causa indipendentista del Khūzestān (regione occidentale al confine con l’Iraq), renderla di dominio globale e porre la neonata Repubblica islamica dell’Iran in una scomodissima posizione diplomatica.

Neutralizzata la guardia armata all’ingresso, il sestetto prese in ostaggio un totale di 26 persone, soprattutto tra funzionari dell’edificio e personale diplomatico. Tempestivo fu l’intervento della Scotland Yard, la polizia metropolitana di Londra, che chiuse gli accessi all’edificio e posizionò tiratori scelti lungo tutto il perimetro. Subito però si comprese come la portata dell’operazione non fosse pertinente alla semplice polizia. Entrò in gioco il SAS (Special Air Service, di cui vi abbiamo parlato in diverse occasioni), corpo speciale di pronto intervento specializzato in missioni ad alto rischio.

russare uomini fuggono dall'ambasciata

Il gruppo di terroristi avanzò le proprie richieste: chiedevano a Teheran il rilascio di 91 prigionieri politici (membri dello stesso fronte indipendentista), la possibilità di parlare attraverso i canali della BBC e un ipotetico salvacondotto da e per l’Inghilterra. Gli intermediari incaricati delle trattative strapparono qualche successo. Il primo giorno alcuni ostaggi riuscirono a fuggire via, mettendosi in salvo. Gli stessi rapitori rilasciarono volontariamente una donna per le sue preoccupanti condizioni di salute. In realtà gli ostaggi fecero credere agli uomini armati che la donna, Frieda Mozaffarian, fosse incinta e necessitasse di immediate cure.

russare polizia attorno ambasciata iraniana

Nei giorni a venire seguirono le contrattazioni, grazie alle quali i terroristi poterono rilasciare una dichiarazione pubblica per tramite della BBC. In cambio avrebbero liberato altri due ostaggi. Tuttavia la scelta ricadde sui diretti interessati: così i prigionieri si accordarono su Hiyech Kanji e Ali-Guil Ghanzafar. La prima perché effettivamente in stato di gravidanza, il secondo per un motivo assurdo vista la seriosità dell’intera vicenda. Il russare del signor Ghanzafar non permetteva agli altri ostaggi di dormire la notte e per questo optarono per un suo immediato rilascio. Persino i terroristi accolsero la notizia con sollievo, non potendo più sopportare i “rumori notturni” (così descritti sulla prima pagina del Daily Mirror) scaturiti dal diplomatico.

russare rilascio ostaggio

Si fa una certa fatica ad immaginarlo; un uomo liberato esclusivamente per il disturbo sino ad allora recato con il suo continuo russare. Fu questa, se vogliamo vederla in prospettiva, l’unica nota lieta dell’assedio all’ambasciata iraniana di Londra. Stanchi del continuo tergiversare da parte di polizia e negoziatori, il quinto giorno i terroristi uccisero a scopo dimostrativo un funzionario dell’ambasciata, Abbas Lavasani.

L’atto scatenò l’intervento delle forze speciali britanniche, i già citati SAS, nell’ambito dell’Operazione Nimrod. La pianificazione del raid era cominciata già diversi giorni prima, contemporaneamente con le trattative per il rilascio degli ostaggi. Decisivo fu l’apporto del primo ministro Margaret Thatcher, la quale indusse i giornalisti a seguire in diretta la messa in atto del piano. La mossa pagò successivamente in termini di risalto mediatico e popolarità poiché contribuì a rinsaldare la nomea della premier quale ferma ed irriducibile decisionista.

russare intervento SAS

Ci vollero 17 minuti affinché il raid in mondo-visione terminasse con un esito positivo: tutti i prigionieri tranne uno furono tratti in salvo; cinque dei sei terroristi furono uccisi. L’ultimo criminale scontò 26 anni di prigione per gli eventi di cui fu responsabile materiale.

Se la prossima volta qualcuno di voi dovesse finire malauguratamente vittima di un rapimento, sappiate che russare è l’arma migliore per ottenere la tanto agognata libertà. Il precedente, per quanto assurdo e quasi irrealistico, è sotto gli occhi di tutti.