Almanacco del 20 febbraio, anno 1816: viene messa in scena per la prima volta l’opera di Gioachino Rossini, presso il Teatro Argentina a Roma, Il barbiere di Siviglia. L’opera scritta in due atti, ciascuna dotata di numerosi componimenti musicali di grande pregio, aveva visto la luce per volere di Francesco Sforza Cesarini, che richiese qualcosa di gioioso per il Carnevale di quell’anno.

Gioacchino Rossini è tra i massimi operisti italiani, celebre e capace compositore di musica del XIX secolo. Tra le sue opera più famose vi sono Tancredi, Il turco in Italia, La gazza ladra e, per l’appunto, Il barbiere di Siviglia. Iniziò a comporre opere all’età di 14 anni, mentre a 20 riuscì a farle rappresentare: un prodigio del suo tempo. Riusciva a completare anche più opere all’anno, e a Napoli ottenne l’incarico di direttore musicale del teatro San Carlo.
Francesco Sforza commissionò Il barbiere di Siviglia nel 1815, richiedendo espressamente un’opera gaudiosa per il carnevale dell’anno successivo. La messinscena si sarebbe dovuta tenere nel teatro patrocinato proprio dalla famiglia Sforza, il romano Teatro Argentina.

Il mecenate non riuscì però a vedere esaudita la sua richiesta, colto da un improvviso malore, morì il 16 febbraio, a pochi giorni dalla prima rappresentazione. Il triste imprevisto non interruppe la programmazione e il 20 febbraio 1816, debuttò a teatro con il titolo di Almaviva, espediente per ovviare a un increscioso fatto. Esisteva un’opera omonima frutto della penna di Giovanni Paisiello. Tra i personaggi compaiono: ll conte d’Almaviva, Rosina, Bartolo, Figaro, Basilio, Berta, Fiorello.
L’accoglienza riservata all’opera e al suo autore fu controversa. Un’ondata di proteste da parte del pubblico che in larga parte si schierò dalla parte del vecchio maestro Paisiello. L’intenzione del pubblico era quella di boicottare l’opera. Intenzione disattesa il giorno dopo, quando l’Almaviva sbancò e ottenne un clamoroso trionfo.

Il barbiere di Siviglia divenne l’opera goliardica per antonomasia, e ancora oggi riempie le sale dei teatri. Tra i brani oggi più celebri si ricordano per il primo atto: Largo al factorum, l’aria La calunnia è un venticello. Per il secondo atto invece: il vecchiotto cerca moglie e temporale.