Si chiama Sfyrià ed è una lingua esclusivamente basata sui fischi. Tradizione ancestrale plurimillenaria, essa sopravvive solamente nel villaggio di Antià, paesino destinato all’oblio – perché vittima di un progressivo e apparentemente irreversibile spopolamento – incastonato tra i monti interni dell’isola di Eubea (la Negroponte dei veneziani per intenderci). Questa lingua fischiata, come le omologhe sparse in tutto il mondo, è un sapere che sta scomparendo, il retaggio di una cultura morente. Di fronte al fatto (quasi) compiuto, raccontarvi la sua storia mi sembra una forma minima di ossequio, anche solo per amore della cultura a tutto tondo.
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Prima un passo indietro, perché per comprendere l’essenza e la storia dello Sfyrià è necessario capire cosa sia una lingua fischiata. Le lingue fischiate sono una forma particolare di comunicazione umana in cui il linguaggio fisico/verbale viene convertito in fischi modulati. Questi sistemi linguistici si sono sviluppati in comunità isolate, spesso in ambienti montuosi o boschivi, dove il suono del fischio può viaggiare più facilmente e a distanze maggiori rispetto alla voce parlata. È quantomai utile utilizzare il plurale quando si discute dell’argomento, poiché in tutto il mondo sembra sopravvivano circa 70 sistemi linguistici basati sul fischio (dato UNESCO del 2018).
Non è poi da sottintendere la reale natura di queste lingue. Infatti non si tratta di idiomi autonomi, quanto più di forme complementari del linguaggio comune. Una sorta di estensione della lingua parlata.
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Sebbene siano studi comparati a noi coevi a delineare i tratti più peculiari di queste lingue fischiate, la conoscenza delle stesse è molto remota. Erodoto nel V secolo a.C. descriveva alcune tribù etiopiche soffermandosi sul loro modo “da pipistrelli” di comunicare. Esploratori del passato hanno riportato nei loro resoconti lo strano linguaggio tradizionale dei Guanci, gli autoctoni delle isole Canarie. Questi erano in grado di comunicare fra di loro a chilometri di distanza intonando dei portentosi fischi. Piccola curiosità: sull’isola di La Gomera qualcuno pratica ancora il Silbo Gomero, la lingua fischiata canara, patrimonio immateriale dell’umanità secondo l’UNESCO.
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L’unica lingua basata sui fischi ancora esistente in Europa è quindi lo Sfyrià (Σφυριά, dal verbo sfyrìzo, fischiare) dell’isola di Eubea. Fino a qualche decennio fa ne esisteva una praticata sul versante francese dei Pirenei; purtroppo si è estinta. Lo Sfyrià è conosciuto solo da una manciata di anziani residenti nel villaggio di Antià. Per secoli i pastori di questo luogo hanno comunicato da valle a valle utilizzando il fischio modulato, tuttavia ad oggi non si ha contezza di un’origine certa e documentata del sistema idiomatico. Si ragiona per supposizioni, alcune delle quali molto affascinanti.
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Si dice ad esempio che lo Sfyrià sia stato importato dalle truppe persiane rifugiatesi sulle alture doliche (da Δολίχη, Dolíche, arcaico toponimo dell’isola) dopo la disfatta di Salamina del 480 a.C. Un’altra ipotesi interessante – che ci riguarda più da vicino in quanto italiani – vede i pastori del Negroponte inventare la lingua fischiata nel Basso Medioevo per avvertirsi al passaggio dei predoni siciliani o veneziani. Perciò la comunicazione per fischi trarrebbe origine da una necessità di carattere difensivo.
Bene, si è detto che lo Sfyrià è antichissimo, talmente tanto antico che si sono perse le tracce della sua genesi. Tuttavia il mondo esterno ha scoperto la sua esistenza solo di recente. Era il 1969, un aereo privato si schiantò sulle vette dietro Antià. Buona parte dell’equipaggio si salvò, ma ci furono dei dispersi: uno di questi era il pilota. Così i colleghi alla ricerca dell’uomo sentirono numerosi scambi di fischi echeggiare fra le montagne. Erano i pastori che, allertati dall’incidente, comunicavano tra di loro sul da farsi. I sopravvissuti raccontarono alle emittenti l’episodio e così si sparse la voce sulla misteriosa lingua fischiata di Eubea.
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Attualmente, si stima che meno di dieci persone siano ancora in grado di utilizzarla fluentemente, rendendola una delle lingue più rare e in pericolo del mondo. Negli ultimi anni, linguisti e ricercatori hanno studiato lo Sfyrià nel tentativo di preservarlo. Sono stati organizzati documentari e progetti per sensibilizzare l’opinione pubblica, e alcune scuole locali stanno cercando di insegnarlo alle nuove generazioni. Tuttavia, senza un numero sufficiente di parlanti attivi, il rischio di estinzione resta elevato.