Eccoci qui con il secondo appuntamento della nostra rubrica “la caduta dell’Impero Bizantino”. Dopo avervi narrato le vicende del Despotato di Morea, terz’ultimo baluardo romeo in ordine cronologico, oggi vi presentiamo con estremo entusiasmo l’origine, lo sviluppo e il declino del trascurato Impero di Trebisonda. Un regno che si è retto per quasi III secoli esclusivamente grazie alla fortuna nonché su matrimoni mirati, per non dire strategicamente oculati.
Come nasce un Impero che di imperiale aveva solo il nome? Un po’ come è successo per la Morea, l’anno cardine del racconto è quello della Quarta Crociata, ovvero il 1204. A seguito della dissoluzione bizantina nascono tre stati eredi di quel potere: il Despotato d’Epiro ad ovest; l’Impero di Nicea della dinastia Lascaris e il nostro Impero di Trebisonda, retto dai Comneni, nella regione storica del Ponto, affacciata sul Mar Nero.
I primi anni dello stato trapezuntino furono abbastanza confusi e caotici; a tenere testa al corso degli eventi troviamo due fratelli, il maggiore Alessio per l’amministrazione interna e il minore Davide per le questioni militari. Lo sforzo dei fratelli, supportati dal vicino regno georgiano (con i quali vertici erano imparentati), ripagò, perché nel giro di qualche decennio Trebisonda si stabilizzò, pur mantenendo rapporti tesi con i vicini. A maggior ragione se questo vicinato – nelle vesti di Nicea, Genova, Selgiuchidi e poi Ottomani – aveva tutto l’interesse nell’appropriarsi dei territori sul Ponto.
Ora, se sei uno stato militarmente debole, impossibilitato nell’espansione e minacciato da ogni lato, come sopravvivi? La dinastia Comnena fu abile nel trovare la risposta: matrimoni. Per circa III secoli la strategia di Trebisonda fu la stessa: allearsi sempre con il più forte, quindi mongoli, poi con il restaurato potere di Costantinopoli, Tamerlano e così via. In quest’ottica si inseriscono la miriade di principesse imperiali date in sposa a destra e a manca.
Oltre a ciò Trebisonda ebbe fortuna, tanta fortuna. Quando gli Ottomani minacciarono l’impero Comneno sul tramontare del XIV secolo, Tamerlano distolse leggermente l’attenzione con la schiacciante vittoria di Ankara nel 1402. Quando i Turcomanni avanzarono delle pretese territoriali abbastanza proibitive, il sovrano trapezuntino mantenne distesi i rapporti concedendo in sposa le sue figlie ai capi di quest’ultimi.
Nel 1456, tre anni dopo la caduta di Costantinopoli, uno dei governatori sultanali, sotto comando di Maometto II, assediò la città. Sì, è vero, l’assedio si risolse in un fallimento, ma solo formalmente. Dopo il 1456, infatti, Trebisonda si vide costretta a pagare un salatissimo tributo in cambio della sopravvivenza. L’impero aveva i giorni contati. Solamente 5 anni dopo, nel 1461, Maometto II decise di porre fine a quella sorta di esperimento bizantino mal assortito. Partito da Bursa alla testa di un imponente esercito, assediò Trebisonda per un mese prima di conquistarla. Il 15 agosto di quell’anno si arrese l’ultimo territorio anatolico di stirpe bizantina. Restava un ultimo attore in scena, ma questa sarà un’altra storia…