Durante la riforma protestante le questioni sulla dottrina e la pratica del culto si trovavano al centro di un dibattito accesissimo, condotto a colpi di trattati, xilografie ed esperimenti letterari plurimi. Tra i diversi cambiamenti apportati da Lutero e altri riformatori radicali si denotavano la liturgia, i sacramenti, la purificazione delle chiese, e soprattutto lo spoglio dei cieli. Ma come sostituire le figure dei santi martiri del cattolicesimo? Dalla metà del Cinquecento le stamperie iniziarono a pubblicare i martirologi protestanti!
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Il Cinquecento fu un secolo contraddistinto dalla furia iconoclasta. Nei Paesi Bassi verso il 1566 non si risparmiò nessuna pala d’altare, effige, statua puntualmente smembrata e trascinata in giro per le strade della città. La violenza degli iconoclasti non apparteneva però a Lutero.
Egli non condivideva la furia dei roghi di libri e immagini, ma ugualmente servendosi di un linguaggio purgativo, scacciò dal cielo brulicante tutte quelle figure incensate e santificate. Lutero che non credeva nel potere di intercessione di cui erano capaci i santi cattolici, capì quale valore avessero però quelle storie di uomini e donne indefessi e martirizzati.
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L’obbiettivo era quello di proporre allora storie che fungessero da modello comportamentale e non da storie di santità: i sanguinosi martirologi. Quegli uomini o donne e le loro storie, dovevano servire a fornire dei valori, un comportamento da imitare. Storie di questo tipo si ritrovano nelle raccolte di John Foxe e Thielman van Bragh.
Il primo, nel suo libro pubblicato a Basilea, un centro dell’editoria nel 1559, include le storie di Johan Waste e Rose Allyn. Due donne che non poterono fuggire, rimasero e con coraggio affrontarono le persecuzioni nel loro paese con dignità e compostezza. Il secondo nel suo libro pubblicato nella seconda metà del Seicento intitolato Lo specchio dei martiri raccoglie la storia delle persecuzioni ed esecuzioni di radicali. Tra gli esempi più rilevanti si ritrovano le storie di Elisabeth Dirks e Johanna Munstdrop.
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L’incapacità delle donne nel fuggire sembra essere un tema ricorrente, e la risposta delle quattro di fronte al tribunale e alla condanna è la medesima. Donne capaci di leggere, conoscitrici delle scritture, ferme nelle loro convinzioni. Avrebbero però anteposto la loro fede alla lotta al patriarcato, e questo rassicurò gli uomini protestanti.