Stanchi del solito San Lavandino, cioè, volevo dire del solito San Valentino? Non ne potete più di mazzi di rose, cioccolatini, bigliettini melensi e cenette al lume di candela in ristoranti affollati? Ebbene, date una svolta quest’anno alla Festa degli Innamorati riportando in auge alcune antiche tradizioni che, un tempo, si usavano per celebrare questa giornata. Mal che vada, verrete lasciati seduta stante, ma poco male: almeno avrete con voi il vostro cucchiaino dell’amore o potrete riciclare quella lettera di insulti che avevate scritto.
Antiche tradizioni di San Valentino
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Ovviamente se provate questi sistemi, non garantiamo sulla durata della vostra relazione. Siete avvisati: non vogliamo sentire recriminazioni del tipo “Eh, ma le ho regalato un cucchiaino o siamo andati in un cimitero a cercare presagi d’amore e mi ha lasciato seduta stante”.
Usare gli uccelli per cercare marito – Greci e Romani erano soliti praticare l’ornitomanzia, cioè l’osservazione dei presagi in base al volo e comportamento degli uccelli. Con il tempo tale pratica si è evoluta fino a far nascere la credenza secondo la quale il primo volatile visto da una donna nubile a San Valentino era il simbolo del tipo di uomo che avrebbe sposato. Quindi, se siete irrimediabilmente single, uscite di casa e vedete un cigno, troverete un compagno leale per la vita. Se vedete una colomba, sposerete una persona di buon cuore. Se vedete un merlo, sposerete qualcuno che svolge un lavoro spirituale. Non è dato sapere chi sposerete se vedete un avvoltoio o un cacatua.
L’amore è… Scrivere un San Valentino all’aceto – Gli inglesi d’epoca vittoriana avevano un modo singolare (e devo dire apprezzabile) per festeggiare San Valentino. Non si limitavano a spedire biglietti e poesie d’amore, ma inviavano anche biglietti di San Valentino all’aceto, pieni di commenti sgradevoli e al vetriolo. A differenza dei biglietti romantici, profumati con varie essenze, questi non erano imbevuti nell’aceto (non sempre). Il nome deriva dal fatto che erano biglietti di odio, pieni di battute e anche disegni caricaturali in cui il mittente descriveva, elencava a o disegnava tutte le cose che detestava nel destinatario.
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Borse puzzle – Quando i Vittoriani non erano alle prese con questi biglietti pieni di odio, si dedicavano al fai da te creando delle borse puzzle. Erano delle sorte di origami di carta che nascondevano poesie o disegni. Gli angoli del costrutto erano spesso numerati, in modo da aprirli in ordine per creare un messaggio finale.
Basta rose, spazio alle violette – Le rose sono scontate, dunque fate come i cittadini del New England che, fino agli anni ’30, regalavano mazzi di violette. L’usanza nasce proprio da una leggenda collegata a San Valentino. Perseguitato dall’imperatore Claudio, da questi fu imprigionato. E Valentino, per scrivere mentre era in cella, schiacciò dei fiori di violetta che crescevano fuori dalla finestra per fare dell’inchiostro. Poi usò una colomba per far recapitare il messaggio.
Decifrate il linguaggio dei fiori – Sempre i Vittoriani divennero strenui fautori del linguaggio dei fiori. Inviavano bouquet in codice come messaggio fra gli innamorati. E se non conoscevi il linguaggio dei fiori eri fregato, eri fuori dal giro. Soprattutto con le rose, il rosso indicava l’amore, il rosa la felicità, il bianco l’innocenza e il giallo la gelosia o l’infedeltà. In pratica gli amanti si scambiavano dialoghi segreti usando non solo il colore dei fiori, ma anche determinate gestualità. Se i fiori erano consegnati con la mano destra, voleva dire “Sì”, con la mano sinistra “No”. Dialoghi segretissimi, immaginiamo, visto che tutti erano a conoscenza del cifrario di tale linguaggio.
Scrivere il nome dell’amante sulla manica – Non osate fare un tatuaggio col nome del vostro amato/a? Fate bene: se poi cambiate idea vi tocca cambiare tattoo. Più facile, invece, cambiare la manica dell’abito. Questo perché durante i Lupercalia, antica festa romana, le donne erano solite scrivere il nome della persona amata o del loro interesse amoroso sulla manica del vestito. Successivamente, nel Medioevo, tale pratica si sviluppò ulteriormente ed ecco che erano i cavalieri che giostravano a indossare i nastri dell’amata intorno al polso, come pegno d’amore.
Regalate un cucchiaio – Se proprio non sapete cosa regalare alla persona amata e avete finito le idee, andrete sul sicuro regalando i cucchiai dell’amore. Nel senso che, probabilmente, andrete sicuramente in bianco. Questa tradizione del Galles non festeggia San Valentino il 14 febbraio, bensì Saint Dwynwen, santo patrono gallese degli innamorati. In questa occasione, oltre a fiori e cioccolatini, banali, ecco che ci si scambia il cucchiaio dell’amore. Si tratta di cucchiai in legno intagliati da regalare alla donna amata. Avvertenze: se non selezionate correttamente il destinatario del dono, rischiate di beccarvelo in fronte.
Chiave contro l’epilessia – Essendo che San Valentino è anche il santo patrono dell’epilessia, ecco che in certe località si è soliti regalare ai bambini delle piccole chiavi per allontanare questa malattia.
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Il guanto dell’amore – Altra tradizione moderatamente romantica a San Valentino è quella di regalare un singolo guanto all’amata. Non una mossa da tirchi, ma un altro segnale super segretissimo che nessuno conosceva (che dunque conoscevano tutti, n.d.r.). In pratica l’uomo inviava un solo guanto alla donna amata, sperando che lei lo indossasse la domenica di Pasqua in modo da dimostrare che ricambiava il suo amore.
Cercare presagi d’amore nel cimitero – Probabilmente Mercoledì approva questa tradizione. Secondo lo scrittore Leigh Eric Schmidt, un’antica tradizione superstiziosa sostiene che i giovani debbano recarsi nei cimiteri il giorno di San Valentino per cercare a mezzanotte dei presagi su chi sarebbe stato il loro amato. Probabilmente un carabiniere, perché se vi recate in un cimitero a mezzanotte le uniche persone che potete sperare di vedere sono i carabinieri chiamati da qualcuno che vi ha visti intrufolarvi in piena notte in un camposanto.