Fotografoia di anonimo, Ustica, Sicilia, estate del 1980. Un militare sorveglia i resti di un rottame aereo distrutto, come le vite di 81 passeggeri e delle rispettive famiglie. Ancora una strage, ancora un mistero. Gli anni della “Strategia della tensione” insanguinano l’Italia e i successivi accertati depistaggi gettano sale sulle ferite aperte. L’Italia, uscita da anni dalla guerra mondiale, ne iniziava una interna tutta sua. Cerchiamo di gettare uno scorcio di luce su questi eventi così bui.
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Della Strategia della tensione si è già parlato in separata sede e ne rammentano le vicende valorosi storici e magistrati che quei tragici anni li vissero in prima persona. La Strage di Ustica è un momento emblematico e pienamente rappresentativo di quegli anni dove i pochi che sapevano la verità la nascosero ai più, o almeno tentarono vigorosamente di farlo.
Sono le 20:59 del 27 giugno 1980 e nel Mar Tirreno, precisamente tra Ponza e Ustica, si inabissa misteriosamente un aereo DC-9 della compagnia Itavia. È una strage: tutti gli 81 presenti sul velivolo, tra passeggeri ed equipaggio, perdono la vita. Sono tutti sconcertati e subito si pensa ad un incidente ma, qualche giorno dopo, La Repubblica presenta un articolo al vetriolo sull’accaduto: si trattò di una bomba.
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Scoppia l’indignazione generale e i Servizi Segreti cominciano ad indagare sull’accaduto. Passa qualche altro giorno e lo stesso quotidiano pubblica un secondo articolo, quasi di smentita del primo. In quest’ultimo parla anche esplicitamente di malfunzionamento dei radar dell’Aeronautica che nulla rilevarono in quanto occupati in un’esercitazione. Ulteriore confusione nel cuore e nelle menti dei cittadini italiani e stranieri che seguivano la vicenda.
Il colpo di grazia arriva quando qualcuno inizia a pensare ad un errore madornale: un missile che per sbaglio colpisce l’aereo. Già, ma perché volavano missili sui cieli italiani in periodo di “pace”? In quegli anni il leader libico Mu’ammar Gheddafi non era proprio in ottimi rapporti con la NATO e con la Francia e, probabilmente, quel missile era indirizzato ad un MIG libico (un aereo) sul quale si pensava che il leader stesse viaggiando. Il ritrovamento di tale tipo di aereo sulle montagne di Castelsilano, in Calabria, qualche giorno dopo, proverebbe quanto appena detto. Ma anche in questo caso ci fu un clamoroso depistaggio ed insabbiamento poiché tale ritrovamento fu nascosto fino al 18 luglio. In questo modo i due eventi sembrarono sconnessi e la NATO e la Francia pulite.
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Recentemente l’allora Ministro dell’Interno Giuliano Amato conferma tale teoria: si trattava di un tentativo di abbattimento dell’aereo di Gheddafi. Tuttavia, dopo i numerosi depistaggi documentati dal Generale Notarnicola, all’epoca direttore della Prima Divisione del SISMI dedita al Controspionaggio, non ci furono condanne definitive. Solo risarcimenti, alla compagnia e alle vittime, ma nessun colpevole. Gli anni della tensione erano sempre più anni di sangue innocente mai vendicato.