Storia Che Passione
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Foto del giorno: Jofi, il Chow Chow di Sigmund Freud

Fotografia di sconosciuto, 1 gennaio 1937, luogo sconosciuto. Nella foto possiamo vedere Sigmund Freud, il padre della psicanalisi, insieme a Jofi, il suo amato Chow Chow. Così amato che alla morte dell’amico a quattro zampe prese un altro Chow Chow, chiamandolo sempre Jofi.

Freud e Jofi, amici inseparabili

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Crediti foto: @Wikimedia Commons, Public domain

Quelli che vedete in foto sono Sigmund Freud e Jofi, anche nota come Yofi. Nata nel 1928 e morta l’11 gennaio 1937 (il Chow Chow in effetti non è una razza nota per la sua longevità), non solo fu l’amica inseparabile di Freud, ma anche uno dei primi esempi dell’efficacia della pet therapy. Tanto che per l’American Kennel Club Jofi è uno dei cani più importanti della storia.

A dire il vero Freud scoprì questo suo amore per i cani assai tardivamente. Fino a 70 anni, infatti, non ebbe cani. Ma a metà degli anni Venti la figlia, Anna Freud, prese un Pastore tedesco di nome Wolf. Come spesso accade in questi casi, Wolf doveva essere un compagno per Anna, ma fu Freud che finì per affezionarsi tantissimo a lui. Arrivando anche a cambiare stile di vita e interessi.

Nel 1928, poi, Dorothy Burlingham, psicoanalista e amica di Anna, regalò a Freud un primo Chow Chow di nome Lun-Yu. Sfortuna volle, però, che la cagnolona morì a poco più di un anno investita da un treno. Freud provò così un dolore fortissimo, molto simile al lutto per una perdita umana.

Dopo sette mesi ecco che Freud fece entrare nella sua vita Jofi, la sorella di Lun-Yu. Jofi in ebraico voleva dire “bellezza”. Possiamo dire che lei fu un’ancora di salvezza per Freud in questo periodo. Molti amici e colleghi morirono o si allontanarono, trasferendosi all’estero. E dunque fu la cagnolona a dare stabilità a Freud, divenendo la sua compagna costante.

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Crediti foto: @Max Halberstadt , Public domain, via Wikimedia Commons

Sempre in questo periodo, fra l’altro, Freud si dimostrò sempre più irritabile nei confronti della moglie Martha, forse a causa di una fase di insoddisfazione personale. Freud intanto paragonava il suo amore per Jofi con quello per i sigari. Quando dovette andare a Berlino a causa di cure per via del tumore alla mascella, dovette lasciare Jofi in canile perché la moglie Martha non amava i cani. Ma durante tutto questo periodo nelle sue lettere continuava a chiedere del cane, assicurandosi che qualcuno andasse a farle visita e sostenendo che gli mancasse molto.

Quando Jofi e Freud erano insieme a casa, ecco che la cagnolona era parte integrante della sua vita quotidiana. Freud arrivò a condividere i pasti con il cane, anche perché, a causa del dolore provato durante le fasi terminali della malattia, era lei che finiva di mangiare i pasti che Freud non riusciva a terminare.

Jofi gli fu anche di supporto durante le terapie mediche e durante le riacutizzazioni della malattia. Anzi, Freud capì ben presto che poteva usare la sua presenza per capire meglio i suoi pazienti. Aveva infatti notato che i pazienti erano più rilassati e disponibili quando Jofi era nei paraggi. Arrivò addirittura a parlare tramite lei. Se durante una seduta con un paziente lei grattava sulla porta, Freud diceva che Jofi non approvava quello che il paziente stava dicendo. Ma se chiedeva di rientrare diceva che Jofi aveva deciso di dare al paziente un’altra possibilità.

Inoltre, terminati i 50 minuti previsti per le sedute, Jofi puntualmente sbadigliava e andava verso la porta. Il che aiutò Freud a essere puntuale durante le sedute. I pazienti, poi, approvavano la presenza del cane: aveva un effetto calmante e non giudicante. Per Freud questo era dovuto al fatto che i cani amavano i loro amici e mordevano i loro nemici. E questo al contrario rispetto alle persone che, per lui, non erano in grado di provare amore puro e dovevano sempre mescolare amore e odio nelle loro relazioni.

Nel 1931 Jofi ebbe una cucciolata, di cui sopravvisse solo un cucciolo Tatoun. Ma anche questi morì di cimurro poco dopo. Una seconda cucciolata arrivò nel 1933, ma in questo caso fu Jofi stessa a mangiare tutti i cuccioli. Nel 1937, però, Jofi dovette essere operata a causa di alcune cisti ovariche. L’intervento ebbe successo, ma la cagnolona morì a causa di problemi cardiaci tre giorni dopo.

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Crediti foto: @Thomas Ledl, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

Freud fu letteralmente devastato dalla morte di Jofi, spiegando al suo amico Arnold Zweig che era assai difficile superare sette anni di vita insieme. Freud decise poi di far cremare Jofi, spargendo le sue ceneri nel giardino di casa.

Dopo la morte di Jofi, Freud prese un altro Chow Chow, chiamandolo sempre Jofi. Tuttavia nel 1938, a causa delle persecuzioni naziste, la famiglia di Freud dovette trasferirsi da Vienna a Londra. Jofi dovette rimanere separata dalla sua famiglia per sei mesi, per via delle regole della quarantena del Regno Unito. Poi potè riunirsi a Freud. Purtroppo Freud potè godersi poco Jofi II, visto che morì nel 1939.