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Tarpea: tradire Roma non è una buona idea

Tarpea, chi era costei? Nei miti e nelle leggende collegati alla fondazione di Roma, spunta fuori anche il nome di Tarpea. E non in positivo. Fu lei, infatti, a tradire i Romani e a far entrare in città i Sabini, all’epoca in guerra contro Roma a causa del Ratto delle Sabine. Ma Tarpea scoprì a sue spese che tradire Roma non era una buona idea.

La storia di Tarpea, Vestale traditrice

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Crediti foto: @B. Pinelli inv., N. Mellini dis., A. Lanzani inc., Public domain, via Wikimedia Commons

Tarpea, il cui nome in latino era Tarpeia, era una vergine Vestale. Dunque una persona che, in teoria, era deputata alla protezione della neonata Roma. Era anche la figlia di Spurio Tarpeio, il comandante della cittadella romana ai tempi in cui Romolo governava Roma.

La sua storia inizia a seguito del Ratto delle Sabine. Quando Roma venne fondata, Romolo si accorse di un piccolissimo problema: la città era popolata quasi esclusivamente da uomini. Così offrì alle popolazioni vicine di sposare le loro figlie, ma queste rifiutarono fermamente.

Così Romolo prese una decisione drastica: avrebbe organizzato dei festeggiamenti invitando i vicini, salvo poi rapire le ragazze nubili arrivate in massa alle celebrazioni. Romolo aveva istruito con fermezza i suoi concittadini: dovevano rapire solamente le ragazze non sposate, trattarle bene, non forzarle e poi sposarle, offrendo loro la cittadinanza romana e la condivisione dei beni.

Cosa che, puntualmente accadde. Anzi, le donne rapite decisero che, visto che i Romani le avevano trattate con gentilezza, non sarebbe stato male sposarli e accasarsi con loro. Chi non prese bene la cosa furono i parenti delle ragazze. Soprattutto i Sabini scatenarono una guerra contro Roma, per vendicarsi dell’onta subita.

Ed è qui che, in questa vicenda mentre Ersilia, donna Sabina rapita e maritatasi poi con Romolo, cercava in ogni modo di fermare la guerra, onde evitare di perdere parenti su ambo i fronti, Tarpea pensava solamente al proprio tornaconto.

Tarpeia traditrice
Crediti foto: @Helene Guerber, Public domain, via Wikimedia Commons

La ragazza voleva a tutti i costi le armille d’oro che i Sabini erano soliti indossare sul braccio sinistro. Decise così di tradire la propria gente. Essendo la figlia del comandante della cittadella, tramò con i Sabini. Di notte avrebbe aperto la porta della città ai nemici. Questi, guidati da Tito Tazio, poterono così entrare in città. Tarpea si aspettava di essere pagata per il proprio tradimento. E lo fu, ma non nel modo atteso.

Tito Tazio e i suoi soldati, infatti, appena entrati, ottemperarono alla loro parte del patto dandole ciò che voleva. Le gettarono addosso, infatti, i loro ornamenti d’oro. Ma non solo: riversarono su Tarpea anche i loro scudi, alquanto pesanti, letteralmente uccidendola a causa del peso dei monili da lei bramati e degli scudi.

Ma il tradimento di Tarpea ebbe conseguenze anche per il padre. Tarpeio stesso fu accusato poi di tradimento e condannato a morte.

Esistono però almeno altre due versioni di questa storia. Plutarco cita la versione di Antigono, secondo la quale Tarpea non era figlia di Tarpeio, bensì di Tito Tazio e una delle donne Sabine rapite. Obbligata a vivere insieme a Romolo, sarebbe stato il padre a decretarne la morte.

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Crediti foto: @Luzio Romano (1528 – 1575), Public domain, via Wikimedia Commons

Un’altra versione, ascritta a Similo, non era molto credibile neanche per Plutarco. Comunque sia Tarpea avrebbe tradito Roma, ma non per far entrare i Sabini, bensì un’altra popolazione coinvolta nel Ratto delle Sabine, i Celti Boii. In questo caso il tradimento sarebbe avvenuto in quanto Tarpea si sarebbe innamorata del re dei Celti Boii.

Questa storia finisce, comunque, con Tarpea seppellita vicino a una rupe del Campidoglio. Tanto che qui esisteva una rupe chiamata proprio Rupe Tarpea. Questo almeno fino a quando non salirono al trono Tarquinio Prisco o Tarquinio il Superbo. Questo decisero di trasferire i resti della ragazza, dedicando il luogo a Giove. Effettivamente, ai tempi di Plutarco, sul Campidoglio era presente la rupes Tarpeia, usata solitamente per gettare nel baratro i traditori della patria condannati a morte.