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pesci velenosi

Perché gli antichi nativi americani pescavano pesci velenosi?

Un recente studio pubblicato sul Journal of Anthropological Archaeology ha rivelato che gli antichi nativi americani erano soliti pescare pesci velenosi. A quale scopo, non è però ancora ben chiaro. In particolare erano i Calusa, un’antica popolazione che occupava l’attuale Florida in epoca precolombiana, a dedicarsi a tale pratica alquanto insolita.

Cosa ci facevano i Calusa con quei pesci velenosi?

pesci velenosi
Crediti foto: @Public domain, Atlantic Oceanographic Meteorological Laboratory

Sembra proprio che i Calusa pescassero enormi quantità di un pesce non commestibile. Quel tipo di pesce, infatti, non poteva essere mangiato in quanto produceva un composto tossico e mortale per gli esseri umani. Ma se non potevano mangiarlo, cosa ci facevano con tutti quei pesci velenosi?

Recenti scavi effettuati presso il sito archeologico di Mound Key, in Florida, hanno riportato alla luce estesi depositi di ossa di pesce burrfish (noto anche come burrfish striato e il cui nome scientifico è Chilomycterus schoepfi). Si tratta di una specie pescabile ancora oggi, ma che non è mai stata usata come fonte di cibo. Questo perché questi pesci producono un veleno chiamato tetrodotossina. Pensate che tale sostanza può uccidere un essere umano entro un’ora dalla sua ingestione, provocando nausea, vomito, diarrea, paralisi, insufficienza respiratoria e infine morte.

In realtà i resti di diverse specie di burrfish sono stati identificati in siti archeologici dislocati in tutte le Americhe e nei Caraibi, ma solamente in quello della Florida ne sono state trovate grandi quantità.

Ma perché i Calusa bramavano così tanto questi pesci velenosi non commestibili? Uno degli autori dello studio ha ipotizzato che i Calusa avessero trovato un qualche modo per usare questi pesci, per scopi chiaramente non alimentari. Isabelle Holland-Lulewicz, antropologa presso la Penn State University, ha ammesso di non sapere quali fossero tali scopi. Ma è certa che troverà la risposta indagando nelle pratiche culturali di questo popolo, noto per essersi garantito la sopravvivenza facendo affidamento su qualsiasi tipo di risorsa acquatica.

pesci calusa
Crediti foto: @ Invertzoo/CC BY-SA 4.0

Il popolo Calusa, infatti, noto in epoca precolombiana, ma emerso come popolazione intorno al 500 d.C., scelse un percorso non agricolo insolito per l’epoca. Infatti tutta la loro economia e cultura erano basate sulle risorse marine e su quelle del fiume di Charlotte Harbor.

Raggiunsero l’apice della loro civiltà fra il IX e il XV secolo d.C., costruendo una serie di insediamenti che ospitarono dalle 5mila alle 10mila persone. Il che li rese la popolazione più numerosa vissuta in Florida in epoca precolombiana.

Costruirono anche una vasta rete di canali che collegavano i loro insediamenti attorno all’estuario del Charlotte Harbor. Come molte altre popolazioni delle Americhe, anche i Calusa non sopravvissero ai conquistadores spagnoli. Nel XVIII secolo, malattie e assimilazione, avevano spazzato via la loro cultura. E pensare che avevano realizzato opere come Mound Kay Island. Si tratta di un capolavoro ingegneristico, a sud della città di Fort Myers.

In pratica i Calusa crearono quest’isola artificiale di 51 ettari, usando depositi di conchiglie, lische di pesce, rocce e altri materiali riciclati nel corso dei secoli. Una volta creata una base bene elevata al di sopra del livello del mare, ecco che vi realizzarono sopra un insediamento che divenne la loro capitale politica e religiosa. Fu proprio qui, fra l’altro, che perfezionarono l’arte della pesca su larga scala del burrfish.

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Crediti foto: @Florida Museum of Natural History

In realtà all’epoca i burrfish erano pesci assai comuni nelle acque del Golfo del Messico, quindi i Calusa non avevano affatto difficoltà nel pescarli. Solo che, al posto di ributtarli in mare come fanno i pescatori odierni, i Calusa li raccoglievano e poi li usavano per qualcosa. Ma nessuno sa per cosa. Diverse le ipotesi fatte:

  • le spine potevano essere usate per praticare i salassi
  • le spine potevano anche essere usate per fare i tatuaggi
  • sempre le spine potevano essere usate come punte di freccia o per le lance
  • la tetrodotossina poteva essere usata come medicina
  • in alternativa la tetrodotossina poteva essere usata in rituali religiosi o militari
  • il pesce poteva essere usato per produrre un prodotto non alimentare da utilizzare a scopi edilizi, cerimoniali o per creare oggetti vari

Ma il vero motivo per cui pescavano così tanti burrfish rimane ancora un mistero!