Fotografia di Herbert George Ponting, Castle Iceberg, Antartide, 1910. La fotografia raffigura un uomo su una slitta che posa davanti al Castle Iceberg, un colossale iceberg immortalato da Herbert George Ponting, il fotografo ufficiale della missione Terra Nova di Scott in Antartide.
Chi era Herbert George Ponting, il fotografo di Scott?
In passato abbiamo già parlato della scoperta dell’Antartide, della sfida fra Amundsen e Scott e della missione Terra Nova di quest’ultimo. Oggi vogliamo concentrarci sul fotografo che documentò con foto e video la spedizione di Scott, regalandoci alcuni scatti indimenticabili.
Herbert George Ponting nacque il 21 marzo 1870 e morì il 7 febbraio 1935. Fotografo di professione, divenne famoso soprattutto per essere il fotografo ufficiale della spedizione Terra Nova di Robert Falcon Scott nel Mare di Ross e al Polo Sud nel 1910-1913.
Nato a Saisbury, nel Wiltshire, in Inghilterra, il padre era un banchiere. Lui stesso lavorò inizialmente in banca, ma ben presto capì che questa non era la sua strada. Così si trasferì in California dove gestì un ranch e dove lavorò nell’industria mineraria. Nel 1895 sposò una donna della California, Mary Biddle Elliott, da cui ebbe una figlia, Mildred.
Successivamente vendette la fattoria e tornò con la famiglia in Gran Bretagna. Salvo poi tornare di nuovo negli Stati Uniti dove decise di trasformare il suo hobby, la fotografia, in un lavoro. Vinse diversi concorsi, scattò foto durante la guerra russo-giapponese del 1904-05 e lavorò in tutta l’Asia, con particolare interesse per il Giappone. Tornato in Europa nel 1907, espose le sue fotografie, scrivendo anche diversi articoli.
Nel 1905 divenne anche membro della Royal Geographical Society. Con questo curriculum degno di nota, nessuno si stupì quando Scott lo ingaggiò come fotografo ufficiale della sua spedizione Terra Nova. Era la prima volta che un fotografo professionista era inserito in una spedizione antartica.
Ovviamente Ponting non si limitò a scattare foto durante la missione. Nel 1911, per esempio, aiutò a installare il campo invernale a Capo Evans, Ross Island. Nonostante all’epoca la pellicola fotografica fosse già stata inventata, Ponting per i suoi scatti preferiva usare lastre di vetro (e usò anche delle lastre autocromatiche per realizzare alcune delle prime fotografie a colori). Inoltre fu anche uno dei primi a usare una cinepresa portatile al Polo Sud.
Ponting non fotografò solamente le distese di ghiaccio e oggetti naturali imponenti come il famoso Castle Iceberg, ma si occupò anche di fotografare la fauna locale, cercando di avvicinarsi il più possibile a pinguini, foche e orche. Anzi: una volta rischiò quasi di morire quando un gruppo di otto orche distrusse la banchina su cui si trovava.
Ovviamente fece delle foto anche a Scott e al resto dei membri della spedizione. Nel 1911-12, il lavoro di Ponting era quasi giunto al termine. Quella parte della spedizione, infatti, prevedeva l’uso dello slittino e il trasporto di provviste verso sud, oltre la piattaforma di ghiaccio di Ross. Ma Ponting era un uomo di mezza età e nessuno pretese che si accollasse tale faticoso lavoro.
Così Ponting fotografò i membri del gruppo di terra durante la partenza. Successivamente, dopo 14 mesi trascorso a Cap Evans, Ponting e altri otto uomini salì a bordo della Terra Nova nel 1912 per tornare a casa e mettere ordine nelle oltre 1.700 lastre fotografiche che aveva prodotto.
Ma le cose non andarono come previsto. In linea teorica si pensava che Scott sarebbe tornato dal Polo Sud come vincitore. L’idea era quella di usare le foto e i video realizzati da Ponting per creare un vero e proprio spettacolo che celebrasse il successo di questa spedizione.
Ma sappiamo che Scott e gli altri membri della spedizione morirono sul ghiaccio di Ross nel 1912. Nella tenda in cui trovarono i loro corpi erano presenti anche diari e giornali. Grazie ad essi sappiamo che gli esploratori trascorsero gli ultimi giorni della loro vita in preda del freddo e della fame. E documentarono anche il loro tentativo disperato e fallimentare di raggiungere un deposito di cibo e carburante che avrebbe potuto salvarli.
Quando capì di essere spacciato, Scott scrisse diverse suppliche affinché ci si prendesse cura delle vedove e dei sopravvissuti. Questo perché sapeva benissimo che la spedizione si era lasciata indietro parecchi debiti. Questi appelli ebbero successo: fra le donazioni e il lavoro di Ponting, diventato adesso una sorta di memoriale per Scott e il suo equipaggio, riuscirono a ripagare il costo della spedizione, fornendo anche una rendita alle vedove e ai sopravvissuti.
Nel frattempo, però, era scoppiata la Prima Guerra Mondiale e Ponting si propose come corrispondente di guerra. Ma la sua richiesta fu bocciata per via della sua età. Così continuò con la sua mostra, con foto e filmati della spedizione. Il che, negli anni successivi, lo portò a litigare con il tenente Evans e altri membri superstiti della spedizione. Costoro lo accusavano di trarre profitto dalla mostra.
Il che non era affatto vero: Ponting voleva in tal modo proteggere gli interessi del suo lavoro e consolidare la memoria e i successi di Scott e Wilson. Inoltre la maggior parte dei soldi derivanti dal lavoro di Ponting andò proprio a coprire i debiti della spedizione.
Nel 1921 pubblicò The Great White South, il racconto fotografico della spedizione: fu un successo. E produsse due film, The Great White Silence nel 1924 (film muto) e Ninety Degrees South nel 1933 (sonoro). In quest’ultimo, fra l’altro, collaborò con Evans, con il quale aveva fatto pace. Tenne anche diverse conferenze sull’Antartide, lavorando anche a nuove invenzioni, come una macchina per effetti speciali.
Ponting morì nella sua casa di Londra nel 1935: le sue foto furono vendute per ricavare i soldi necessari per pagare le sue spese mediche. E nel 2004 lo Scott Polar Research Institute acquistò tutta la Ponting Collection.