Almanacco dell’11 gennaio, anno 1946: nasce ufficialmente la Repubblica Popolare d’Albania (Republika Popullore e Shqipërisë) sotto la guida di Enver Hoxha. Nel novembre del 1944 i tedeschi lasciarono l’Albania a causa dello sfondamento dell’Armata Rossa nei Balcani. Il vuoto di potere fu inizialmente colmato dal Movimento di Liberazione Nazionale, abbreviato in LNÇ (Lëvizja Nacional-Çlirimtare), il quale dotò il Paese di un governo provvisorio marcatamente comunista.
Ciò rappresentò per l’epoca una novità nel panorama europeo, poiché la maggior parte dei paesi che in seguito entrarono nella sfera d’influenza sovietica furono, almeno nelle primissime battute, governati da coalizioni pluripartitiche in cui rientravano i comunisti. In Albania ciò non accadde, con una predominanza immediata del Partito del Lavoro d’Albania. Primo segretario allora era Enver Hoxha, che assunse la carica di primo ministro della nazione. Assieme al ministro degli affari interni, Koçi Xoxe, si provvide all’epurazione di tutti i dissidenti politici. Dai nazionalisti ai liberali, passando per i monarchici e i socialdemocratici, il governo provvisorio li dichiarò tutti “nemici del popolo” o “criminali di guerra”.
Ancora nel 1944 il governo provvisorio attuò una serie di decreti che permisero allo Stato di assumere le redini del commercio interno ed estero, di regolamentare in merito. Seguì la confisca delle proprietà degli esuli politici (soprattutto tedeschi e italiani) e la nazionalizzazione delle industrie. Ma i provvedimenti più impattanti furono presi nell’agosto del 1945 in ambito agricolo. I principali proprietari terrieri, detentori di circa la metà dell’intero territorio coltivabile dell’Albania, si videro estromessi dalla logica di produzione e le loro terre ridistribuite. Iniziò in questo momento ad affermarsi un sistema d’economia pianificata su modello sovietico.
In quello stesso mese il governo provvisorio convocò l’Assemblea popolare ma nelle liste popolari apparvero solo candidati comunisti. Ciò rispecchiava l’intenzione di Hoxha di rendere l’Albania un regime su base monopartitica intriso dei dogmi del marxismo-leninismo (ortodosso, come egli stesso lo definiva). Vinte le elezioni con un sostegno assoluto (non poteva essere altrimenti) e imbavagliata l’opposizione, l’11 gennaio 1946 l’Assemblea popolare detronizzò formalmente re Zog. All’atto si diede un seguito altrettanto formale, ovvero la proclamazione della Repubblica Popolare d’Albania, anche se i comunisti erano de facto al potere da due anni.
Dopo mesi in cui si dibatté sull’entità della carta costituzionale e sulle modalità d’approvazione, l’assemblea adottò una Costituzione simile a quella della Repubblica jugoslava di Macedonia, a sua volta incentrata sull’archetipo sovietico. L’organo congressuale incaricò Enver Hoxha di formare il primo governo della nuova repubblica socialista. Il primo segretario accentrò su di sé le principali cariche dell’esecutivo. Divenne infatti: premier, ministro degli esteri, ministro della difesa, comandante in capo delle forze armate.
La neonata Repubblica Popolare d’Albania intraprese la strada dell’isolazionismo, mantenendo buoni rapporti con pochissime nazioni, persino entro i confini del Blocco Orientale. Unica eccezione (visti gli schieramenti d’appartenenza) riguardò l’Italia, con cui intessé legami diplomatici se non del tutto amichevoli, quantomeno distesi.