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Come i Persiani riuscirono a creare il primo vero sistema postale della storia

Come i Persiani riuscirono a creare il primo vero sistema postale della storia

Nel 1775 Benjamin Franklin fu nominato direttore generale del neonato Post office department, il primo sistema postale nazionale degli Stati Uniti d’America. Sebbene all’epoca non adottò un motto ufficiale, sembra – ma sono soltanto teorie – che Franklin stesso ne avesse scelto uno per la sua creatura. Uno raffinato a dire il vero: “né la neve, né la pioggia, né il caldo, né l’oscurità della notte fermeranno i postali americani nel portare a termine il loro lavoro”. Ebbene, uno dei padri fondatori stava citando Erodoto, che aveva utilizzato più o meno le stesse parole per descrivere un’altra rete postale, messa in piedi due millenni e mezzo prima nell’angolo opposto del mondo. Era l’Impero Achemenide di Ciro il Grande a metà del VI secolo a.C.

Come i Persiani riuscirono a creare il primo vero sistema postale della storia

In questi termini si esprimeva l’eccelso storico di Alicarnasso nelle sue Storie:

«Questa è la descrizione della strada: da per tutto ci sono stazioni reali e luoghi di sosta assai belli, e tutta la strada si svolge attraverso zone abitate e sicure. Attraverso la Lidia e la Frigia si trovano di seguito 20 stazioni […]. Segue, uscendo dalla Frigia, il fiume Halys, sul quale sono delle porte per le quali si deve assolutamente passare per attraversare il fiume. Lì c’è un forte corpo di guardia. Per chi sia così passato per la Cappadocia e viaggi per lì fino al confine dei Cilici».

Prosegue Erodoto nel suo racconto:

«Confine fra la Cilicia e l’Armenia è un fiume che si passa per nave e ha nome Eufrate […]. Attraverso questo fiume corrono quattro fiumi navigabili, che è assolutamente necessario traghettare, primo il Tigri, poi un secondo e un terzo chiamati ugualmente Zabatos. Il quarto dei fiumi ha nome Ginde, ed è quello che una volta Ciro divise in 360 canali. Per chi da questa vada nel paese della Cissia ci sono 11 stazioni. […] In tutto le stazioni sono 111 e altrettanti sono i luoghi di sosta per chi risalga da Sardi fino a Susa».

sistema postale Strada Reale

Avrete notato quante volte e in quali termini il Padre della Storia si riferisce alle “stazioni”, che nel testo originale chiama Chapar Khaneh. Ovvero il termine persiano antico per indicare le “case della posta” (lett. “casa del corriere”). Il collegamento tra ogni Chapar Khaneh dell’impero formava nel suo insieme il sistema postale achemenide. A volerlo fortemente fu l’allora Gran Re di Persia, Ciro II detto il Grande. Egli immaginò un lungo itinerario che da Sardes, l’ex capitale della regno di Lidia, in Asia Minore, si snodava fino a Susa, residenza imperiale dei sovrani achemenidi, sull’altopiano iranico.

sistema postale stazioni persiane

Ciro, e in seguito Dario I di Persia (522 – 486 a.C.), chiamarono quell’itinerario Strada Reale. 2.700 km vitali per l’economia, la logistica e il flusso delle informazioni. A cavallo ci si impiegava all’incirca nove giorni, mentre serviva dieci volte tanto per farsela a piedi. La Strada Reale di Persia, con le sue stazioni costruite ad intervalli regolari e dotate di ogni bene necessario, rappresentava il cuore pulsante della rete viaria achemenide. Poiché erano rifornite a dovere e garantivano al corriere un posto dove alloggiare, rifocillarsi e cambiare cavallo, le Chapar Khaneh assumevano più i connotati di una locanda rispetto ad una monotona e triste stazione postale.

sistema postale Via reale di Persia

A garanzia della quasi infallibilità del sistema postale achemenide (migliorato sensibilmente durante l’impero di Dario I) si possono citare molti dati o curiosità. Ad esempio, esisteva un procedimento per crittografare i messaggi in consegna. Lo stesso metodo di salvaguardia verrà adottato dai Romani secoli dopo, per il loro cursus publicus.

Alla luce della sua innegabile efficienza, Erodoto concluse asserendo “né neve, né pioggia, non il caldo e nemmeno l’oscurità della notte impediscono ai messaggeri di completare la loro corsa veloce”.