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Il Vesuvio distrusse Pompei in estate o in autunno?

Per i funzionari del Parco Archeologico di Pompei non ci sono dubbi: il Vesuvio distrusse Pompei ad agosto e non in autunno, come confutato da diverse fonti. Dunque, secondo il Parco, dobbiamo seguire la data indicata da Plinio il Giovane. Il che vuol dire che la distruzione risale al 24 agosto del 79 d.C. e non al mese di ottobre o novembre.

Dubbi sulla data di distruzione di Pompei da parte del Vesuvio

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Sappiamo che Plinio il Giovane, fra il 107 e il 108 d.C., scrisse due lettere allo storico romano Tacito, proprio in merito all’eruzione del Vesuvio. Si tratta del più antico resoconto di un testimone oculare dell’eruzione. Ma non solo: sono anche gli unici due documenti che indicano una data ben precisa, quella del 24 agosto.

Solo che le copie originali di tali lettere sono andate perse e, nel corso del tempo, alcune traduzioni potrebbero aver interpretato male il significato. Per esempio, nel 1797 il vescovo Carlo Maria Rosini sostenne che la data dell’eruzione fosse quella del 23 novembre. Questo perché seguiva le affermazioni di Cassio Dione secondo il quale il Vesuvio eruttò in autunno.

Ma un nuovo studio ha fatto notare che per i Romani l’autunno in realtà iniziava ai primi di agosto, visto che per l’oro solstizi ed equinozi non rappresentavano l’inizio delle stagioni, bensì il loro culmine.

Il dibattito sulla data di eruzione del Vesuvio riemerse, poi, nel 2018. Durante gli scavi nella Casa del Giardino, ecco che gli archeologi trovarono un’iscrizione a carboncino, frutto forse della mano di un operaio edile che stava restaurando la villa. Nella nota si leggeva che “Il sedicesimo giorno prima delle calende di novembre, si è concesso cibo in modo smodato”. Il che voleva dire che la nota risaliva al 17 ottobre.

pompei vittime
Crediti foto: @Parco archeologico di Pompei

Secondo gli esperti, visto che la scritta era frutto di un fragile carboncino, di quelli che non durano a lungo, ecco che ciò voleva dire che l’eruzione non poteva essere avvenuta ad agosto, bensì a ottobre.

Solo che adesso il Parco ha riesaminato questa iscrizione, conducendo un esperimento basato a sua volta su uno studio del 2023 di Massimo Osanna. Tale studio sostiene che questi carboncini possono durare anche un anno. A dire il vero l’esperimento è stato alquanto semplice. Il 12 ottobre 2023 hanno scritto una nota a carboncino sul medesimo muro in cui avevano ritrovato l’iscrizione.

Hanno così potuto constatare come, dieci mesi dopo, cioè il 24 agosto 2024, il testo era ancora perfettamente leggibile. Anzi, sembrava scritto da poco. Il che vuol dire che quella nota poteva risalire al 17 ottobre del 78 d.C.

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Lo studio ha poi confutato anche un’altra prova che è spesso citata per supportare una data autunnale per l’eruzione del Vesuvio. Stiamo parlando degli scarti di cibi stagionali come le castagne, trovati un po’ in tutta Pompei. Infatti il clima da allora è un po’ cambiato e cibi similari, come i melograni, potrebbero facilmente essere stati conservati e utilizzati nei mesi successivi per scopi domestici, come la tintura dei tessuti.