Storia Che Passione
Giovanni Leone, eletto Presidente della Repubblica il 24 dicembre 1971

Accadde oggi: 24 dicembre

Almanacco del 24 dicembre, anno 1971: dopo ben 23 scrutini Giovanni Leone è il nuovo Presidente della Repubblica Italiana. Si conclude in questo modo quella che finora è l’elezione presidenziale più lunga della storia repubblicana. Ma perché le consultazioni elettorali durarono ben due settimane? Come si arriva alla scelta di Giovanni Leone? Vediamolo insieme.

Giovanni Leone, eletto Presidente della Repubblica il 24 dicembre 1971

Nel 1971 volge al termine il settennato del socialdemocratico Giuseppe Saragat. La palla passa dunque alle due Camere, cui spetta la nomina del nuovo Capo dello Stato. Anche in questa occasione, il Parlamento presenta la tipica suddivisione partitica della “Prima Repubblica”. La Democrazia Cristiana è il partito di maggioranza relativa, seguito, in ordine di consistenza dei gruppi parlamentari, da comunisti, socialisti, liberali, socialdemocratici, missini, socialisti di unità proletaria, repubblicani e infine i monarchici. Il candidato della DC è il presiedente del senato Amintore Fanfani, mentre PSI e PCI convergono sul segretario socialista Francesco De Martino. Il PSDI ricandida il presidente uscente Saragat. Il PLI propone il proprio segretario Giovanni Malagodi; l’MSI, invece, il proprio presidente Augusto De Marsanich.

Aldo Moro (sinistra) e Amintore Fanfani (destra), due dei candidati per l'elezione presidenziale del dicembre 1971

Tutti i primi scrutini vedono un testa a testa fra Fanfani e De Martino, con quest’ultimo che supera quasi sempre il secondo di pochi voti, non sufficienti a raggiungere il quorum. Ad affossare Fanfani sono alcuni franchi tiratori interni alla DC, tanto da costringere il politico aretino a ritirarsi dalla corsa al Quirinale. Lo scudo crociato tenta dunque di raggiungere un accordo con i partiti minori di centro-sinistra (repubblicani, socialdemocratici e socialisti), con i quali condivide la maggioranza di governo. Costoro propongono Aldo Moro, leader dell’ala sinistra democristiana espressione del cattolicesimo progressista.

Tuttavia, la DC non si mostra compatta sul nome di Moro. Ecco dunque che PSI e PCI propongono Pietro Nenni, storico leader socialista nonché uno degli autori, dieci anni prima, dell’alleanza di centro-sinistra fra DC, PSI, PRI e PSDI. Nenni è un nome “pericoloso” per i democristiani, dato che è apprezzato dalla corrente progressista del partito ma non dalle altre: la DC rischia una clamorosa scissione interna.

Francesco De Martino, uno dei candidati per l'elezione presidenziale del dicembre 1971

Ma ecco che quando tutto sembra perduto arriva il nome giusto: Giovanni Leone. In una votazione interna a scrutinio segreto, lo scudo crociato converge sulla figura dell’ex Presidente del Consiglio, che ha anche l’approvazione di PRI e PSDI. Il 24 dicembre 1971 è il giorno della verità: Giovanni Leone risulta eletto con il sostegno di democristiani, repubblicani, socialdemocratici, liberali e missini. Una maggioranza anomala rispetto a quella che sostiene l’esecutivo Colombo, che vede la fondamentale presenza del PSI (lo stesso Francesco De Martino è vicepresidente del Consiglio). E infatti, di li a due mesi i nodi verranno al pettine. Nel febbraio 1972 il governo Colombo cade e il Paese è chiamato alle urne dopo soli quattro anni, prima della naturale conclusione della legislatura.