Il 4 novembre del 1996, Firenze è stata protagonista di una delle alluvioni più distruttive mai avvenute in Italia. La pioggia ha cominciato a cadere sin dalle prime ore del mattino, ma le persone non erano di certo pronte per quello che stava per accadere. In meno di 12 ore infatti, l’Arno, il fiume più grande della toscana, inondò completamente la città, coprendola di circa 80 milioni di metri cubi d’acqua. L’alluvione di Firenze, ancora oggi, viene ricordata come una delle alluvioni più forti avvenute in Italia.
“Il 4 novembre 1966, a Firenze, il fiume Arno gonfio di acque scure e melmose, si riversava travolgendo ogni cosa sul suo cammino. Quando le acque si calmarono, solo la distruzione avvolse la città“
Non era la prima volta che Firenze sosteneva delle tragedie simili, e infatti sui muri della città si possono trovare molte targhe commemorative di altre alluvioni. Tuttavia, quella del 1966 non aveva nulla a che fare con altre. Case, negozi, monumenti: tutto era sommerso dalla fortissima inondazione.
In questa tragedia, persero la vita 30 persone, con oltre 20.000 persone rimaste senza un posto in cui vivere. Inoltre, tutti erano senza elettricità e acqua potabile. Per le strade prevaleva la sofferenza della povera gente che, da un giorno all’altro, aveva perso tutto.
Molti i danni anche ai monumenti, come ad esempio al Battistero di Firenze, dove caddero le cosiddette “Porte del Paradiso“, le meravigliose porte in bronzo dorate realizzate da Lorenzo Ghiberti nel XV secolo. Oppure, nella Basilica di Santa Croce, il crocifisso realizzato nel XIII da Cimabue perse gran parte del suo colore.
L’alluvione di Firenze fece mobilitare tutta Italia, e moltissimi volontari sono arrivati nella città per dare un contributo. Tra questi, anche il regista Franco Zeffirelli, che in quel periodo stava girando “La bisbetica domata“. Da quell’adattamento, il regista ricavò 20 milioni di dollari da donare alla città.
Con molta fatica, la popolazione fiorentina riuscì a restaurare case a botteghe, dimostrando una grandissima forza d’animo e resistendo alla tristezza del momento.