Anno dopo anno, a partire dai primissimi anni ’60 fino all’alba del nuovo millennio, la CIA ha tentato l’assassinio di Fidel Castro, delle volte arrivando a tanto così dal centrare l’obiettivo, fallendo miseramente in molte altre occasioni. Quattro decenni in cui gli Stati Uniti d’America hanno pianificato, talvolta con eccelsa creatività, la morte del leader rivoluzionario cubano. Tra sigari esplosivi, armi batteriologiche, mute contaminate e cecchini, sono state ben 638 le volte in cui Castro è sfuggito alla morte violenta architettata in quel di Langley, Virginia, quartier generale della Central Intelligence Agency, CIA per gli amici.
Tanto amico, Fidel Castro, non era. L’ordine esecutivo numero 11905 firmato nel 1976 dall’allora presidente Gerald Ford vietò formalmente alle agenzie governative a stelle e strisce di ricorrere all’omicidio per togliere di mezzo personaggi invisi alla Casa Bianca. Riuscite a cogliere l’ironia della disposizione? Non solo l’intelligence USA non rispettò l’ordine esecutivo del ’76 negli anni a venire, ma solo il fatto che ci fosse bisogno di farne circolare uno del genere significa che prima dell’amministrazione Ford la cospirazione violenta di stampo politico era ben accetta.
Ora, chi vi scrive non ha particolari legami con la CIA (forse…). Dunque non posso dirvi con esattezza chi sia il “soggetto” più preso di mira di tutti i tempi. Ma se proprio dovessi scommettere, andrei all-in su Fidel Alejandro Castro Ruz. Volto principale della celebre rivoluzione cubana o vituperato dittatore comunista; dipende a chi lo chiedete. A Lengley, come si sarà capito, hanno sempre avuto le idee chiare sull’etichetta da apporre. Da parte loro è fuoriuscito pochissimo sui tentati omicidi posti in essere nel corso di quarant’anni. Ad ogni modo, gli americani non riconoscono più di otto tentativi, avuti luogo tra la fine della presidenza Eisenhower (1959) e il tramonto dell’amministrazione Johnson (1969).
Il capo dell’intelligence cubana Fabian Escalante disse nei primi anni 2000 come i tentativi di Washington di ammazzare Castro fossero stati “più di 600“. Numeri esorbitanti, perché anche se si prendesse per buona la cifra “ufficiosa” riportata dai media americani vicini alle strutture di potere si rimarrebbe lo stesso a bocca aperta. La verità secondo molti è nel mezzo. Allora risuonano ancor più incisive ed ispirate le parole che Castro pronunciò durante un’intervista negli anni ’80 quando disse: “Se sopravvivere ai tentativi di assassinio fosse un evento olimpico, vincerei la medaglia d’oro”.
Scendiamo adesso più nel dettaglio. La cosa che rende tutto così surreale è l’essenza maldestra dei piani d’assassinio escogitati dalla CIA. Nessuno dei quali, ed è bene sottolinearlo, ebbe l’esito sperato: Fidel Castro si è spento all’età di 90 anni per cause naturali. Visto che ci siamo, citiamo qualche caso noto.
Castro ebbe tante passioni in vita, ma una fissa particolare ce l’aveva per i latticini. Sosteneva pubblicamente di bere molto latte e di gustare a cadenza quotidiana più di qualche gelato. “Perfetto!” – esclamò la CIA – “gli avveleniamo il cono e il gioco è fatto”. Ed è proprio così che andarono le cose. Accadde in un momento non meglio precisato tra il 1961 e il 1963.
Sembra che i servizi segreti statunitensi corruppero un barista di un locale dell’Avana assiduamente frequentato dal Primo Segretario del Partito Comunista di Cuba. Il barista in questione ricevette una fiala di veleno letale, da conservare in congelatore previo utilizzo. Quando fu il momento, l’uomo cercò di estrarre la boccetta dal freezer ma questa si era attaccata al vano. Forzando la presa, il barista ruppe il contenitore, disperdendone il contenuto venefico. Secondo il già citato Escalante, quella fu la volta in cui gli americani ci andarono più vicini.
Altro caso ben noto riguarda i sigari che il rivoluzionario fumava in continuazione. La CIA qui si dimostrò poco accorta: credette davvero che Castro, conscio di essere il nemico numero uno per la Casa Bianca, fosse così ingenuo da non far controllare più volte i suoi amatissimi sigari Cohiba. Un funzionario dell’Office of Medical Services, assoldato dall’Agenzia, intercettò una partita di sigari che in teoria doveva raggiungere Castro. Ne manomise alcuni secondo le prescrizioni, aggiungendo quindi una specifica tossina botulinica, mortale al solo contatto. La storia è del 1961 e trova conferma in ambo le parti (cubana e statunitense). Eppure nessuno, ancora oggi, sa dire cosa ne fu dei sigari compromessi.
La CIA giocò per la seconda volta la “carta sigari” nel 1966. Sul tentativo nello specifico sono tuttavia maggiori i rumors rispetto alle informazioni attendibili. Per l’occasione si ricorse all’esplosivo invece del fallimentare veleno. Si dice che un agente sotto copertura riuscì ad intercettare Fidel Castro durante la visita di quest’ultimo a New York, per incontrare i delegati delle Nazioni Unite. L’agente segreto probabilmente fece scivolare un sigaro manomesso marca Cohiba nel taschino del leader cubano. Evidentemente qualcosa andò storto, visto che Castro ne uscì incolume.
Quando non era impegnato a smantellare la struttura militarista pre-rivoluzionaria per instaurarne una di matrice marxista-leninista, Castro si immergeva volentieri nelle limpide acque caraibiche che circondavano l’isola di Cuba. Ancora una volta la CIA volle tramutare un comune hobby in un perfetto contesto omicida. Sfruttarono l’alibi in due modi diversi: prima provarono ad imbottire una conchiglia di esplosivo, dipingendola in modo tale da attirare l’attenzione di Castro; poi cercarono di intingere la muta da sub in un mix letale di batteri e funghi che nel peggiore dei casi avrebbe causato al Comandante o una tubercolosi o un’infezione da micetoma.
Circolano voci secondo cui James Donovan – avvocato, intermediario USA-Cuba per la questione del rilascio dei prigionieri dopo l’episodio della baia dei Porci e confidente di Castro – fosse l’uomo preposto a fornire la muta letale. Donovan però non diede retta alla CIA e consegnò al rivoluzionario una normalissima ed innocua tuta per immersioni. L’avvocato in seguito riuscirà ad ottenere il rilascio di circa 1.113 prigionieri in cambio di 53 milioni di dollari in cibo e medicine.
Non posso lasciarvi senza aver svelato il più inaudito dei piani proposti dalla CIA. Così incredibile da sembrare una leggenda metropolitana. Peccato che sia tutto vero, come asserisce la trascrizione di una testimonianza avuta luogo nel Senato degli Stati Uniti d’America. Tenetevi forte perché l’idea di base è sconvolgente: manipolare la cattolicissima popolazione insulare facendo credete a tutti che Fidel Castro è l’anticristo, inscenando subito dopo la seconda venuta di Gesù così da convincere i cubani a ribellarsi al comunismo e rovesciare il regime.
È tutto, Vostro Onore.